Tumore della cervice uterina: in futuro potrà essere eliminato

Tumore della cervice uterina: in futuro potrà essere eliminato

Il tumore della cervice uterina è un tumore dell’apparato riproduttivo femminile che si forma nei tessuti della cervice, cioè la parte inferiore dell’utero.

Per molto tempo il tumore della cervice ha rappresentato una delle più frequenti forme di cancro per le donne, ma negli ultimi anni la situazione è profondamente cambiata.

Nei paesi in via di sviluppo questo tumore è ancora tra le principali cause di morte per cancro.

Nel mondo occidentale, invece, il numero dei casi e quello dei decessi continuano a diminuire grazie soprattutto all’introduzione del Pap-test, un esame di diagnosi precoce molto efficace.

In futuro, con le vaccinazioni contro l’HPV e lo screening diffuso, questa malattia potrà diventare una patologia rara ed essere perfino eliminata.

La strategia dell’OMS per eliminare il tumore della cervice uterina

L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha lanciato una strategia globale per eliminare il tumore della cervice uterina, malattia correlata ad alcuni ceppi del Papilloma Virus (HPV).

I punti su cui si fonda il piano di intervento sono:

  • Programmi di vaccinazione universale
  • screening precoci attraverso l’HPV-DNA test
  • trattamenti migliori ed efficaci
  • crescita della sensibilizzazione ed educazione

Questa strategia ha l’obiettivo di ridurre l’incidenza del tumore del 10% entro il 2030 e di oltre il 40% entro il 2050, evitando così 5 milioni di decessi.

L’obiettivo da raggiungere

Secondo l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), il presidente della Mission Board for Cancer della Commissione Europea Walter Ricciardi e alcuni rappresentanti delle Istituzioni, l’obiettivo da raggiungere è:

  • il 90% delle 15enni immunizzate
  • il 70% delle donne con uno screening HPV-DNA test effettuato entro i 35 anni e ancora, entro i 45
  • il 90% delle donne con lesioni precancerose o cancro della cervice in trattamento

Secondo l’European Cancer Organization (ECCO), l’Europa può svolgere un ruolo chiave in questo processo, ponendosi l’obiettivo più ambizioso di eliminare tutti i tumori causati dall’HPV.

Il legame tra Papilloma Virus e alcune forme di tumore

Il principale fattore di rischio per l’insorgenza del tumore del collo dell’utero è rappresentato dall’infezione da Papilloma Virus (HPV).

Un agente virale molto diffuso nella popolazione, che si trasmette prevalentemente per via sessuale o per contatto intimo pelle contro pelle.

Il tumore della cervice uterina è causato dall’infezione di alcuni ceppi di HPV, coinvolti anche nell’insorgenza di altre patologie della sfera genitale femminile e maschile, dell’ano e del cavo orale.

Come ricorda Saverio Cinieri, Presidente Eletto dell’Associazione Italiana oncologia medica (AIOM): “Da molti anni è ormai noto e dimostrato il legame tra il Papilloma Virus e alcune forme di cancro.

E’ responsabile, solo nel nostro paese, di oltre 6500 nuove diagnosi l’anno di tumori, non solo alla cervice uterina (2400 l’anno) ma anche dell’ano, oro-faringe, pene, vagina e vulva.”

La prevenzione come miglior cura

Il tumore della cervice uterina può essere prevedibile, infatti, l’insorgenza di questa malattia non è un evento improvviso, il lasso di tempo ed eventuale sviluppo del tumore è molto lungo, è quindi possibile intercettare e trattare le lesioni prima che peggiorino.

Come afferma il Presidente Cinieri:“Sono tutte patologie facilmente prevedibili attraverso i programmi di prevenzione primaria e secondaria, disponibili gratuitamente e attivi da molti anni su tutto il territorio nazionale.

deve essere una priorità dell’intero sistema sanitario riuscire ad aumentare l’adesione. Troppi uomini e donne sono ancora esposti al rischio evitabile di gravi malattie oncologiche.

Oltre il 75% delle donne sessualmente attive si infetta nel corso della propria vita con il papilloma virus.

Non tutti questi contagi determinano un tumore, ma il rischio oncogeno aumenta, così come le possibilità di trasmettere l’agente patogeno durante i rapporti”.

Sia l’infezione che le lesioni nella fase iniziale sono in genere asintomatiche e possono essere verificate solo attraverso test di screening specifici in grado di identificare precocemente le cellule pre-cancerose e intervenire tempestivamente.

Tumore della cervice uterina: lo screening

Al momento il test gratuito impiegato più frequentemente è il Pap-test, che consiste nel prelievo di alcune cellule dal collo dell’utero al fine di identificare le alterazioni cellulari che possono nel tempo trasformarsi in tumore.

Andrebbe eseguito ogni 3 anni, da tutte le donne a partire dai 25 anni di età.

Un altro metodo di screening è quello del test HPV, un esame che ricerca la presenza del DNA del Papilloma Virus nelle cellule della cervice uterina.

Il test HPV dovrebbe essere eseguito ogni 5 anni, a partire dai 30-35 anni di età.

Come ricorda l’On. Vito De Filippo: “ il vero pilastro per combattere le malattie oncologiche è la prevenzione. Allargare l’attività di screening a tutte le coorti anagrafiche e diffondere l’informazione fra le nuove generazioni.”.

Anche l’On. Angela Ianaro sottolinea questo fatto: “ la prevenzione, ad oggi, è la migliore cura di cui si dispone.

Con la risoluzione che ho presentato, ho chiesto al Governo di adottare le misure necessarie per sostenere, nel nostro Paese, la copertura vaccinale anti-HPV e promuovere una sempre maggiore adesione ai programmi di screening oncologici garantiti dai LEA (livelli essenziali di assistenza)”.

I dati in Italia

Secondo i dati più recenti diffusi dal Ministero della Salute, risulta che solamente il 60% delle ragazze che rientrano nel target primario del programma di immunizzazione risulta protetto contro i tumori correlati all’HPV.

Inoltre, soltanto una donna su due ha eseguito il Pap-test o l’HPV-DNA test, aderendo ai programmi di screening organizzato nelle diverse Regioni.

Da sottolineare il fatto che ancora il 32% delle pazienti non sopravvive a 5 anni dalla diagnosi.

Dati per nulla confortanti, soprattutto perchè in Italia sono pienamente disponibili e gratuiti i programmi di prevenzione primaria e secondaria, con un completo accesso a tutti i trattamenti.

Tumore della cervice uterina: i piani d’azione

Secondo i risultati di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, le adolescenti vaccinate tra il 2006 e il 2017 presentano un tasso di prevalenza di tumore della cervice uterina pari alla metà di quello che si registra fra le donne non vaccinate.

Come spiega l’On. Paolo Siani: “ la vaccinazione è stata in grado di prevenire il 63% dei tumori.

Per questo motivo ho presentato insieme ad altri colleghi una risoluzione che chiede al Governo che l’Italia sia il primo paese europeo a porsi l’obiettivo di eliminazione delle forme di tumore causate dal Papilloma Virus”.

Negli ultimi anni, inoltre, nazioni extra-europee hanno annunciato piani d’azione per ridurre fortemente l’incidenza del cancro alla cervice uterina.

In particolare, è previsto che nel 2035 l’Australia sarà il primo paese al mondo ad avere eliminato il tumore, grazie ai tempestivi interventi delle autorità sanitarie.

“E’ un modello vincente che dobbiamo prendere ad esempio” spiega Walter Ricciardi, “nonostante i dati non siano ancora ottimali, le politiche di prevenzione già attive in Italia hanno creato condizioni favorevoli perché il nostro Paese sia il primo in Europa a poter raggiungere gli obiettivi fissati dall’OMS”.

Sondaggio

Sono stati anche presentati i dati di un sondaggio condotto su 60 parlamentari italiani di ogni gruppo politico.

Dall’indagine emerge che:

  • il 37% degli onorevoli ritiene che il nostro paese sia all’avanguardia nella prevenzione oncologica anche se vi sono forti disparità di accesso ai servizi
  • 7 su 10 sono convinti che non si parli abbastanza di questo importante tema
  • Per l’82% le risorse finanziarie destinate alla prevenzione primaria e secondaria del cancro sono insufficienti.

L’impatto dell’emergenza Covid-19 sulla lotta ai tumori

“L’obiettivo che condividiamo è quello di eliminare i tumori e le malattie correlate all’infezione da HPV con un’organizzazione efficiente, con l’adozione di una strategia strutturata, condivisa e operativa in tutte le regioni del paese” indica l’On. Fabiola Bologna.

“Con la diffusione delle patologie HPV correlate dovuta alla sospensione causate dalla pandemia, è ancora più urgente rafforzare tali attività”, continua l’On. Fabiola Bologna.

“Questo tramite il ripristino dei servizi dedicati, la comunicazione ai cittadini sull’importanza della vaccinazione, il recupero della lacune immunitarie che si possono essere create durante l’emergenza e l’espansione dei servizi per le vaccinazioni di routine”.

A ribadire il concetto è anche la Sen. Maria Rizzotti: “abbiamo bisogno ora più che mai, di provare a guardare oltre le difficoltà quotidiane a cui è sottoposto il SSN legate all’emergenza Covid, cercare di rinforzare i sistemi di Prevenzione tumorale, che oggi subiscono lo scotto maggiore.

C’è la necessità da un lato di sensibilizzare gli adolescenti, le famiglie e gli insegnanti sull’importanza della vaccinazione anti-HPV, rinforzando la comunicazione.

Dall’altro di creare un PDTA (percorsi diagnostico terapeutico assistenziali) per l’HPV, in grado di offrire, all’interno della stessa struttura sanitaria la possibilità di prendere in carico i pazienti”.

“La situazione che stiamo vivendo sta in parte compromettendo il sistema di prevenzione oncologica che abbiamo istituito negli ultimi anni”, afferma il Presidente della Mission Board for cancer della Commissione Europea Walter Ricciardi.

“Il Covid-19 ha dimostrato come sia ancora più necessaria una programmazione tempestiva e adeguata per limitare il più possibile patologie gravi”.

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