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Screening per HIV ed Epatiti: ripartire dalle diagnosi precoci

Gli screening per le malattie infettive, con particolare attenzione ai test per HIV ed Epatiti, sono stati oggetto dell’approfondimento dell’incontro scientifico-istituzionale “Lo screening nelle malattie infettive come intervento di sanità pubblica” che si è tenuto lo scorso novembre al Ministero della Salute, terzo appuntamento del progetto “La Sanità che vorrei…”, promosso dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.

“È indispensabile ripartire con attività di screening. La pandemia ha determinato un ritardo diagnostico delle infezioni da HIV e un rallentamento su diagnosi e trattamenti dell’Epatite C, rallentando l’eliminazione dell’HCV in Italia entro 2030 come indicato dall’OMS”, sottolinea il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT.

Screening: diagnosi precoci per trattamenti immediati

Le diagnosi precoci sono uno strumento essenziale di prevenzione: permettono sia di intervenire in tempo nel trattamento del paziente, sia di evitare la diffusione di virus e batteri.

screening mammograficoEsistono infatti importanti strumenti per intervenire nella prevenzione e nel trattamento di queste infezioni, che sono applicabili solo con efficaci programmi di screening e linkage-to-care (per arrivare ai pazienti non curati) che devono essere necessariamente rilanciati.

“L’emergenza Covid in questi anni ha interrotto gran parte delle attività di screening per le malattie effettive avviate prima del 2020_ – ha sottolineato il Prof. Andreoni – Per l’HIV ha determinato un ritardo diagnostico per cui molti pazienti sono ricoverati in una fase avanzata dell’infezione. Per quanto riguarda l’Epatite C, si è ridotta l’attività di screening e quindi i successivi trattamenti di eradicazione del virus, rallentando il cammino dell’Italia verso l’eliminazione dell’HCV entro 2030 come prospettato dall’OMS. È diventato pertanto indispensabile avviare una
ripresa delle attività di screening in tempi rapidi”.

“Gli screening nelle malattie hanno l’obiettivo di identificare in soggetti sani le infezioni latenti che possono riattivarsi– ha evidenziato il Prof. Claudio Mastroianni, Presidente SIMIT –I pazienti fragili, come immunodepressi o oncoematologici, ad esempio, devono verificare il rischio di infezioni latenti come Tubercolosi o Epatite B, che potrebbero riattivarsi in situazioni di immunodepressione. Lo screening diventa fondamentale come strumento di sanità pubblica nella ricerca di HIV, Infezioni Sessualmente Trasmesse, Epatiti. In queste infezioni i rischi di contagio sono elevati, ma soprattutto esistono strumenti adeguati per fare prevenzione ed eseguire trattamenti”.

Diagnosi tardive HIV: in Italia 140mila persone inconsapevoli di avere l’infezione

Le nuove diagnosi sono state 1.888, con la conferma dell’incidenza in calo dal 2012, nonostante un leggero aumento negli ultimi due anni post-COVID-19. L’incidenza più elevata di nuove diagnosi HIV si riscontra nella fascia di età 30-39 anni, mentre fino al 2019 si riscontrava nella fascia di età 25-29 anni; prosegue il trend in corso dal 2016 per cui si riduce il numero di nuove diagnosi tra gli stranieri.

screening hivA preoccupare resta il dato dei due terzi di diagnosi tardive, talvolta già in AIDS, a cui si può aggiungere un sommerso stimato in 140mila pazienti inconsapevoli dell’infezione.

Un dato su cui si deve intervenire, visto che con le nuove terapie antiretrovirali, se regolarmente assunte, il virus diventa non più rilevabile nel sangue e non trasmissibile, come sintetizzato anche nell’evidenza scientifica
U=U, Undetectable=Untransmittable, da cui deriva il concetto di Treatment as Prevention (trattamento come prevenzione).

“I punti su cui occorre intervenire sono un più facile accesso ai test e la lotta allo stigma – ha sottolineato la Prof.ssa Cristina Mussini, Consigliere SIMIT e Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università di Modena e Reggio Emilia – I test sono già oggi gratuiti, anonimi e veloci, ma deve essere facilitato l’accesso, coinvolgendo anche i luoghi del territorio come i Pronto Soccorso e i medici di famiglia, che possono indagare maggiormente lo stile di vita dei propri pazienti e capire eventuali comportamenti a rischio. L’anamnesi sessuale degli individui, infatti, non deve essere un tabù, ma deve rientrare nell’ambito della conoscenza del paziente; parallelamente, servono campagne che combattano lo stigma”.

Gli screening per le Epatiti B e Delta

Per l’Epatite B il vaccino, obbligatorio in Italia dal 1991, ha ridotto drasticamente la presenza nell’infezione negli under 40, ma resta presente in altre coorti d’età e nei nati fuori dall’Italia.

Per l’Epatite Delta, particolarmente aggressiva, da alcuni mesi può essere impiegato con successo un nuovo farmaco, la bulevirtide, che permetterà di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti, permettendo di trattare pazienti che prima non potevano ricevere alcuna terapia.

 

 

 

Foto di Artem Podrez: https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-donna-lavorando-tecnologia-5726794/

Foto di Antoni Shkraba: https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-ritratto-sorridente-medico-6749778/

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