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PFAS e zone inquinate: attenzione all’ipercolesterolemia

I PFAS sono composti che, a partire dagli anni cinquanta, si sono diffusi in tutto il mondo, utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa.

Le loro proprietà e caratteristiche chimiche hanno, tuttavia, conseguenze negative sull’ambiente.

Una significativa rilevazione di questi composti in ecosistemi e organismi viventi è la prova della loro persistenza e mobilità.

Il legame tra PFAS e colesterolo

I composti perfluoro-alchilici (PFAS) sono inquinanti ambientali noti per la loro grande stabilità e persistenza nell’ambiente e negli organismi viventi incluso l’uomo.

pfas VenetoL’inquinamento da PFAS è diffuso in tutto il mondo a causa del loro ampio impiego in prodotti di uso quotidiano.

Si stimano più di duemila aree in Europa nelle quali la concentrazione ambientale di PFAS supera i livelli considerati di sicurezza per la salute umana.

I risultati degli studi epidemiologici sia internazionali che a livello della Regione Veneto condotti sulla popolazione residente in zone contaminate mostrano che la percentuale dei soggetti con elevati livelli di colesterolo nel sangue, nella fascia di età compresa 35 e 75 anni, è più del doppio rispetto alla popolazione generale di controllo (circa 57% contro 22%).

L’ipercolesterolemia è il principale fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche, prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari, davanti a fumo di sigaretta, diabete, ipertensione e obesità.

Problemi legati all’esposizione: i risultati di uno studio italiano

Lo studio sperimentale, pubblicato sulla rivista internazionale “Toxicology Reports” e coordinato dal professor Foresta, è stato condotto in collaborazione con il dottor Luca De Toni e il dottor Andrea Di Nisio del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, mettendo in evidenza il meccanismo attraverso il quale PFOA e PFOS, i
più diffusi composti della famiglia degli PFAS, interferiscono con il processo di assorbimento cellulare del colesterolo dal sangue.

In sintesi, la ricerca ha dimostrato che queste sostanze interagiscono con la membrana delle cellule del fegato e ostacolano il normale assorbimento di colesterolo, incrementandone quindi i livelli circolanti.

È importante notare che questo effetto sembra sia dovuto a una ridotta plasticità della membrana cellulare, che impedisce la corretta funzionalità di tutti quei meccanismi di captazione del colesterolo.

“Questi risultati sono molto importanti – commenta il prof. Carlo Foresta – perché mettono in evidenza i meccanismi attraverso i quali i PFAS inducono una disfunzione epatica cellulare in grado di giustificare la ipercolesterolemia osservata nella popolazione esposta. Considerata l’elevata prevalenza di questa patologia nella popolazione Veneta a elevata esposizione agli PFAS, l’abbattimento dei livelli di queste sostanze tanto nell’ambiente quanto nel sangue, diventa una priorità non trascurabile per la tutela della salute pubblica. I risultati di questo studio aggiungono un ulteriore tassello al più ampio spettro di manifestazioni cliniche associate all’esposizione ai PFAS e ormai ampiamente riconosciute a livello internazionale”.

 

Foto di Yogendra Singh: https://www.pexels.com/it-it/foto/immondizia-sul-corpo-d-acqua-2480807/

Foto di Stijn Dijkstra: https://www.pexels.com/it-it/foto/foto-di-plastica-vicino-agli-alberi-2583836/

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