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Il dolore cronico colpisce 13 milioni di italiani: come comportarsi?

Il termine ‘dolore cronico‘ può spaventare alla sola lettura.

Tutti, prima o poi nella vita, sperimentiamo il dolore. Tuttavia, spesso si tratta di un dolore magari molto intenso, ma non prolungato nel tempo.

Ciò che rende il dolore cronico così spaventoso, invece, è la sua peculiarità di durare per mesi o addirittura anni, diventando esso stesso una sorta di ‘malattia‘.

Dolore cronico: in cosa consiste?

dolore cronico sintomi
Milena Racagni

Il dolore è lo strumento che il corpo umano usa per dire che qualcosa non va. Nell’infanzia il ‘farsi male’ insegna anche quali sono i limiti del nostro corpo, fin dove ci possiamo spingere e cosa succede se lo danneggiamo.

Crescendo, il dolore può giungere senza motivazioni apparentemente plausibili.
“Ci sono dolori che hanno perduto la memoria e non ricordano perché sono dolori”, diceva lo scrittore italoargentino Antonio Porchia. Ci sono dolori che da semplici ‘segnali di pericolo’ diventano cronici, persistenti, andando a ledere la qualità della vita.
Ed è in questo contesto che in Italia esistono i centri per la terapia del dolore, dove lo si analizza, cercando di capire l’origine e come porvi rimedio.
“Se dobbiamo definire cosa si intende per terapia del dolore, è la disciplina della medicina che si occupa della diagnosi e trattamento del paziente affetto da sintomatologia dolorosa acuta/cronica benigna/maligna”, spiega la dottoressa Milena Racagni, ASST Santi Paolo Carlo, Presidio San Carlo Milano; Terapia Intensiva Neurochirurgica, Terapia del Dolore.

A chi si rivolge la terapia del dolore cronico?

“La terapia del dolore si rivolge a popolazione mista sia giovane sia anziana, e trova una collazione particolare nell’ambito del cosiddetto ‘dolore neuropatico’, ovvero dolore derivante da anomala sollecitazione del sistema nervoso sia centrale che periferico”, aggiunge Racagni.

Il dolore cronico è oggi una patologia a cui si riserva poca attenzione in ambito sanitario e sociale, benché ne soffrano circa 13 milioni di italiani e 150 milioni di cittadini europei. La popolazione italiana presenta una prevalenza di dolore cronico del 21,7%. Esiste inoltre una importante disparità tra le regioni, sia per l’accesso alle cure sia come uso dei trattamenti.
“È di primaria importanza che il sintomo del dolore venga approcciato correttamente sia dal punto di vista della diagnosi che della terapia, in quanto premessa fondamentale per contenerne la cronicizzazione“, continua Racagni.
Negli ultimi anni si sono sviluppati diversi Centri specializzati per la Terapia del Dolore ai quali si accede tramite richiesta del medico di medicina generale o di altro specialista, con la dicitura ‘Prima visita Terapia del Dolore’.

Come riconoscere il dolore?

Come si può riconoscere il dolore? È possibile imparare a conviverci? Chi prova dolore a volte non riesce a identificarne la causa, con una serie di conseguenze nella propria quotidianità. Senza dimenticare che l’invecchiamento del corpo può portare con sé una serie di dolori che vanno a impattare sulla qualità della vita.
“Per il paziente è molto faticoso passare da un’idea di dolore acuto, di cui ha fatto solitamente esperienza nella vita, a una di dolore cronico“, spiega Racagni.
Questo pone un primo ostacolo alla possibilità di aderire a piani terapeutici molto lunghi o addirittura che durano tutta la vita. Ricordiamo che la definizione di dolore cronico è un dolore persistente, continuo o ricorrente, che dura da più di 3 mesi. Diversamente dal dolore acuto, che è provocato da una specifica malattia o lesione, il dolore cronico diventa esso stesso malattia se non viene correttamente gestito. La terapia prevede un approccio multidimensionale e deve essere guidata dagli specialisti, evitando il ‘self-management’ che spesso porta a ritardi nella corretta diagnosi e inficia sui risultati terapeutici. È, quindi, fondamentale che i pazienti affetti da dolore cronico si affidino alle cure dei medici terapisti del dolore, che hanno a disposizione un’ampia gamma di farmaci come i FANS, neuro modulatori e oppioidi. Questi ultimi giocano un ruolo importante nel trattamento del dolore severo sia oncologico che benigno, anche se i pazienti sono spesso reticenti ad utilizzarli.
Le tecniche di neuromodulazione sono le procedure interventistiche che vanno ad interferire, per mezzo di campi elettromagnetici, con i meccanismi responsabili della genesi, dell’insorgenza e del mantenimento del dolore neuropatico. Due esempi sono: Percutaneous Electrical Nerve Stimulation (PENS) o Radiofrequenze Pulsate (PRF).

Terapia del dolore: prendersi cura della persona

Con un quadro di invecchiamento della popolazione sempre maggiore, in Italia diventa sempre più necessario tenere conto della qualità della vita. Qualità della vita che è posta al centro anche dinanzi gli avvenimenti dell’era moderna, che comportano stress, ansia, sedentarietà. Componenti che possono facilitare una crescita di elementi avversi tra cui il dolore.
dolore cronico significato“Lo stress e l’isolamento sociale che hanno caratterizzato in particolare il periodo della pandemia Covid hanno sicuramente giocato un ruolo determinante sulla modalità di approccio al dolore”, aggiunge  Racagni.
L’impossibilità e la difficoltà di accesso alle cure, oltre al vissuto personale sono da considerarsi fra le possibili concause della malattia-dolore.
Parallelamente, grazie ai progressi della medicina e al miglioramento dei supporti sociali, l’età media della popolazione si è notevolmente elevata. Ciò comporta un’aumentata richiesta da parte di soggetti anziani e grandi anziani, che pertanto richiedono nella realizzazione del percorso di presa in carico (cura) il coinvolgimento della famiglia e/o dei caregiver.
Non è in questi casi sufficiente la ‘classica prescrizione terapeutica‘. Il processo va ampliato cercando di creare empatia e collaborazione con le figure che ruotano attorno al paziente stesso, unica garanzia di successo del progetto terapeutico.
Quindi, secondo la terapia del dolore, ‘curare’ acquista il suo significato più vero di ‘prendersi cura della persona’ nell’ambito di una umanizzazione delle cure. Nei centri di Terapia del dolore sono varie le patologie che possono essere trattate. Esempi di dolore trattato sono le patologie a carico del rachide, esiti di interventi correttivi sulla colonna vertebrale, nevralgie, dolore neuropatico, dolore neoplastico cronico, dolori in osteoporosi, sindrome fibromialgia, gli esiti di interventi chirurgici, esiti di terapie radianti e esiti di trauma e patologie del connettivo.
“La terapia del dolore si avvale sia di trattamenti farmacologici che trattamenti invasivi. È una disciplina che privilegia il lavoro in team con specialisti diversificati in funzione della diagnosi. Per esempio fisiatra, fisioterapista, neuroradiologo, reumatologo, ortopedico, neurochirurgo. Questo permette di creare un team coordinato da un medico specializzato in terapia del dolore, ovvero l’anestesista”, conclude Racagni.
Copertina: foto di EVG Kowalievska: https://www.pexels.com/it-it/foto/tre-persone-che-esaminano-il-risultato-dei-raggi-x-1170979/
Foto di cottonbro studio: https://www.pexels.com/it-it/foto/neve-coppia-amore-romantico-7236513/

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