obesità grave

Focus sull’obesità: scelta o malattia?

Sei milioni di italiani con obesità corrono un rischio molto maggiore di diabete, tumore e morte prematura, perdendo fino a 15 anni di aspettativa di vita.

La chirurgia metabolica e bariatrica, grazie anche alle innovazioni tecnologiche degli ultimi 20 anni, si conferma sicura.

Permette, infatti, di ridurre fino al 70 per cento del peso in eccesso riducendo, nel contempo, le comorbidità (cioè le malattie che ne conseguono).

Obesità: patologia o fattore di rischio?

È una delle condizioni tra le più diffuse in Italia e nel mondo, con quasi la metà degli italiani in sovrappeso e il 10%, una persona su dieci, clinicamente obesa nel nostro Paese.

obesità graveÈ poi una condizione che genera malattie: diabete tipo 2 per quasi il 60% dei casi, cardiopatia ischemica nel 21% dei casi e fino al 42% di alcuni vengono ricondotti all’obesità che causa, nei pazienti più gravi – di classe III – una riduzione dell’aspettativa di vita tra i 10 e i 15 anni.

A queste si aggiunge la maggior predisposizione a forme tumorali. Per esempio, al colon e, nelle donne, all’endometrio, ma anche a neoplasie epato-bilio-pancreatiche, neoplasie linfoproliferative e cancro al seno post menopausale.

Obesità: una malattia da trattare come tale

È, infine, una condizione complessa, che richiede un approccio multidisciplinare ed un percorso del paziente capace di integrare supporto psicologico e psichiatrico, terapia farmacologica, corretto regime alimentare e, ove indicato, l’intervento chirurgico.

“Tutti i dati in nostro possesso dimostrano che l’obesità è una malattia in sé stessa e come tale va riconosciuta sia dallo Stato che dalla società”, dichiara il professor Giuseppe Navarra, responsabile del centro di eccellenza di chirurgia bariatrica e direttore dell’UOC Chirurgia Generale ad indirizzo oncologico del Policlinico G. Martino di Messina e presidente eletto SICOB – Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle malattie metaboliche.

Questo significa capire che i malati d’obesità non hanno colpa della loro condizione. L’obesità non è un vizio, ma è il prodotto di diversi fattori, molti dei quali stiamo progressivamente isolando e comprendendo: dai processi cerebrali che regolano in maniera alterata la sensazione di sazietà alle tante disfunzioni nell’assorbimento dei nutrienti.

Accettare l’obesità come patologia significa riconoscere l’impatto gravissimo delle sue conseguenze – con malattie croniche e tumori – ma anche prepararsi a garantire quelle cure alle quali i pazienti hanno diritto: dai nuovi farmaci all’accesso ai circa 130 Centri Chirurgici multidisciplinari certificati e regolati.

Curare l’obesità? Ecco la chirurgia metabolica e bariatrica

La chirurgia dell’obesità (o chirurgia metabolica e bariatrica) è, infatti, per quella parte di pazienti con BMI
body mass index superiore a 30, la cura più efficace per l’obesità, portando alla riduzione di fino al 70 per cento del peso in eccesso.

È una chirurgia sicura – con il tasso di complicanze più basso dell’intero spettro chirurgico (0,05 per cento) e i cui effetti positivi si protraggono nel tempo.

Purtroppo, è, ancora, una chirurgia cui si ricorre molto raramente – l’1% – rispetto al bisogno effettivo. Gli interventi sono aumentati sì del 300 per cento negli ultimi dieci anni, toccando i circa 30mila all’anno, ma coloro che potrebbero, potenzialmente ed effettivamente, trarne beneficio si stima superino i 3 milioni, ovvero il 50 per cento delle persone con obesità, in Italia circa 6 milioni.

“I dati sono inequivocabili. – spiega il dottor Giuseppe Maria Marinari responsabile U.Op. Chirurgia Bariatrica
all’IRCCS Humanitas di Milano – Secondo uno studio condotto dall’Università dello Utah su 22mila pazienti obesi
per 40 anni, la mortalità di coloro che si erano sottoposti a chirurgia metabolica e bariatrica si è rivelata
decisamente inferiore a quella delle persone con obesità non operate. A loro volta, i pazienti operati hanno una probabilità di morte inferiore del 16 per cento in assoluto. Del 29 per cento per le malattie cardiache, del 43 per cento per tumore, e del 72 per cento per il diabete. La chirurgia dell’obesità va estesa ai pazienti per i quali è
indicata, perché ha un impatto diretto e sostanziale sia sulla qualità di vita che sull’aspettativa di vita”.

Si tratta solo di capricci estetici?

“Bisogna sfatare un pregiudizio che ancora oggi persiste – si inserisce il Professor Marco Antonio Zappa, attuale
Presidente SICOB – e cioè che la chirurgia metabolica e bariatrica possa essere considerata un intervento di tipo estetico volto a soddisfare i capricci del paziente, ‘colpevole’ di essere una persona con obesità. Questo
approccio trascura invece i tantissimi fattori che portano all’obesità quali predisposizione genetica, traumi psicologici, problematiche culturali. Manca la consapevolezza del fatto che si tratta di una malattia per la quale
l’intervento si può rivelare un vero salva-vita. Non a caso l’obesità patologica è spesso definita il cancro del terzo
millennio. Se non ci fosse l’obesità avremmo il 12% di tumori in meno nell’uomo e il 13,5% nella donna. Per questo tutti questi fattori fanno dell’obesità una malattia gravissima, la seconda causa di morte al mondo”.

La chirurgia, da sola, non fa miracoli

calcolo obesitàNon si pensi, però, – riprende e ribadisce Marinari – che la chirurgia metabolica e bariatrica sia una bacchetta magica per il dimagrimento oppure per l’aspetto estetico. Al contrario, è un intervento che richiede assoluta consapevolezza e assistenza. Non va bene per tutti. Bisogna sapere dire di no ai pazienti, facendo anche capire che l’intervento bariatrico farà venire meno non solo lo stimolo ma anche l’interesse e la gratificazione del cibo. Un elemento importante e decisivo nell’equilibrio emotivo della persona. Il paziente affetto da obesità è, infatti, una persona spesso fragile. Spesso reduce, quando si presenta al chirurgo, da molti anni di tentativi falliti di dimagrire. Quello di cui abbiamo bisogno, dunque, è un’umanizzazione delle cure ma, alla luce del vasto bacino di pazienti che avrebbero bisogno dell’intervento, abbiamo bisogno anche di un’urgente razionalizzazione delle risorse. L’adozione del protocollo ERAS® (Enhanced Recovery After Surgery) in chirurgia metabolica e bariatrica è la chiave per raggiungere entrambi gli obiettivi. Attraverso una serie di procedure standardizzate, superando pratiche tradizionali ma poco efficaci della chirurgia e avendo cura di includere le aspettative, le priorità e i feedback dei pazienti nel percorso di cura, l’applicazione del protocollo ERAS riduce, di fatto, i tempi di ospedalizzazione migliorando l’esperienza del paziente e permettendo di curare più persone con le stesse risorse”.

 

 

Copertina: Foto di Andres Ayrton: https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-senza-volto-non-salutare-corpo-6551059/

Foto di Anna Tarazevich: https://www.pexels.com/it-it/foto/numero-verde-e-bianco-9-5910763/

Foto di Andres Ayrton: https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-sfocatura-rompere-fitness-6551430/

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