È spesso definita una malattia immaginaria.
Può invalidare fortemente la vita di chi ne soffre senza che, il più delle volte, venga riconosciuta e trattata.
È la fibromialgia, definita come un disturbo del dolore cronico.
Si tratta di una sindrome che, spesso, è influenzata da uno stile di vita poco sano ma si può sconfiggere attraverso un percorso antinfiammatorio personalizzato.
Lo spiega il dott. Francesco Garritano nel libro “La fibromialgia è una sfida: tu puoi vincerla – Spiegazioni utili e consigli pratici per affrontare una sindrome reale e invalidante” (Edizioni Lswr).
Il libro si rivolge a chi soffre di questa patologia, fornendo consigli utili e indicazioni concrete per combatterla.
Fibromialgia: una malattia che colpisce soprattutto le donne
Il rapporto medio tra donne e uomini, quando si parla di fibromialgia, è 3:1.
“Le donne sono predisposte dal punto di vista fisiologico a un’alterazione dei meccanismi del dolore per i processi biologici cui vanno incontro nelle varie fasi della loro vita (menopausa, ciclo mestruale), ma sono anche più inclini a subire in modo notevole lo stress cronico psico-fisico legato alla vita moderna, che le vede impegnate su più fronti (lavoro e famiglia, per esempio). Va poi ricordato che le malattie infiammatorie e autoimmuni raddoppiano o triplicano nel sesso femminile, per effetto degli ormoni sessuali sulle cellule che regolano le difese immunitarie“, spiega Francesco Garritano, biologo nutrizionista.
Perché viene considerata una malattia immaginaria?
Viene definita immaginaria o non viene riconosciuta e trattata perché, “quando una persona descrive ciò che avverte e lamenta i propri sintomi, spesso questo malessere viene confuso con manifestazioni psicologiche o psichiatriche, postumi da traumi/stress o semplicemente stanchezza mentale (il classico esaurimento nervoso)”, spiega Garritano.
Chi ne soffre, quindi, non viene spesso compreso.
Come riconoscerla?
Occorre distinguere la fibromialgia primaria e secondaria. La secondaria si manifesta con sintomi dolorosi e malessere cronico in seguito ad eventi traumatici, operazioni, malattie infiammatorie o autoimmuni.
Tra i sintomi più diffusi:
- dolori muscolo-scheletrici diffusi;
- affaticamento: è un campanello di allarme quando si protrae nel tempo e che non regredisce con il riposo e il sonno;
- disturbi del sonno: per non generalizzare, occorre indagare bene in che modo si sperimenta l’insonnia;
- rigidità muscolare
- sintomi psichiatrici, come presenza di emozioni negative associate a uno stato di disagio generalizzato.
Stile di vita e malattia: cosa fare?
Per combattere la sindrome sono importanti, innanzi tutto, due aspetti.
Abbassare lo stato di stress dell’organismo, puntando ad un percorso nutrizionale antinfiammatorio
“L’alimentazione odierna è troppo monotona: si mangiano sempre le stesse cose e si finisce per oltrepassare spesso la soglia infiammatoria – spiega l’autore – Le categorie alimentari su cui mi concentro maggiormente sono: il glutine, i latticini, i lieviti, il nichel e i salicilati. Le mie scelte spesso si orientano verso la rotazione o l’esclusione di alcune di queste categorie alimentari per abbassare – inizialmente in modo netto – il livello di infiammazione. Poi si può optare per il reintegro alimentare”, continua Garritano.
Gestire nello specifico il malessere dominante che interessa la fibromialgia con un metodo nutrizionale dettagliato
Qualche esempio:
– Garantire la stabilità glicemica e insulinemica con lo stile di vita e l’alimentazione, affinché l’organismo possa mantenere uno stato di benessere. Bisogna quindi abbinare in modo corretto carboidrati e proteine, scegliendo dei “veri” cibi integrali.
– Rispettare i ritmi cronobiologici nei pasti. “Ciò vuol dire ottimizzare l’introduzione del cibo in base al nostro naturale flusso ormonale: nelle prime ore del mattino predominano ormoni ad azione catabolica (passaggio da molecole complesse a semplici) che portano al consumo energetico anziché all’accumulo, quindi la nostra colazione dovrà essere abbondante così da darci l’energia adeguata per affrontare l’intera giornata”, conclude Garritano.
Nel pomeriggio e alla sera, invece, sono rilasciati maggiormente gli ormoni anabolici: l’organismo è propenso all’accumulo, quindi il cibo assunto sarà più facilmente immagazzinato come fonte energetica (cioè grasso di deposito).
– Mangiare non seguendo uno schema preciso di grammature e calorie, ma ascoltando in modo fisiologico la fame naturale, assecondando cioè ciò che l’organismo richiede in base alle necessità metaboliche.
Copertina: foto di Karolina Grabowska: https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-signora-schiena-dolore-4506105/
Foto di Andrea Piacquadio: https://www.pexels.com/it-it/foto/giovane-uomo-in-indumenti-da-notte-che-soffrono-di-mal-di-testa-al-mattino-3771115/