demenza senile

Demenza: più di 1,5 milioni di italiani soffrono di questa malattia

La demenza è un lento e progressivo declino della funzione mentale che include memoria, pensiero, giudizio e capacità di apprendimento.

Si manifesta spesso nelle persone di età superiore ai 65 anni, ma può colpire anche prima.

Tuttavia, la demenza è una patologia e non fa parte dell’invecchiamento normale: molte persone di oltre 100 anni non ne soffrono.

Solitamente la demenza si manifesta come un disturbo cerebrale senza altre cause (il cosiddetto ‘disturbo cerebrale primario’), ma può essere causata da molte patologie.

Tra le cause comuni di demenza c’è la malattia di Alzheimer: circa il 50% degli anziani che soffrono di demenza, infatti, presenta questa patologia.

Quante persone soffrono di demenza in Italia?

I numeri della patologia, ad oggi, si basano solo su stime.

“Gli ultimi buoni studi sulle demenze nel nostro Paese risalgono alla fine del ‘900. Fare studi epidemiologici è estremamente costoso e nessuno ci investe più- ha fatto sapere il professor Sandro Sorbi, ordinario di Neurologia presso l’Università di Firenze- La stima in Toscana, dove lavoro, è abbastanza rilevante: si parla di circa 100mila pazienti affetti da demenzaIn Italia la stima è invece di circa 1,5 milioni di persone, ma nessuno li ha ‘contati’ negli ultimi anni per i motivi che dicevo. La cifra secondo me è sottostimata perché considera le forme conclamate, mentre ormai la ricerca e la clinica si occupano sempre di più di pazienti nella fase precocissima”.

Le proiezioni demografiche mostrano una progressione aritmetica di tale indicatore fino a giungere nel 2051, in Italia, a 280 anziani per ogni 100 giovani. Sono pertanto in aumento tutte le malattie croniche, in quanto legate all’età, e tra queste le demenze.

Le ‘demenze evitabili’

La demenza si manifesta per lo più in soggetti over 65, ma può colpire anche prima.

D’altronde la storia delle demenze ‘inizia con i giovani’, da quando nel 1906 lo psichiatra e neuropatologo Alois Alzheimer descrisse la malattia per la prima volta in una donna di 46 anni.

“I primi pazienti con Alzheimer studiati all’inizio del ‘900 erano tutti relativamente giovani- ha raccontato il professor Sorbi- vero è che gli anziani morivano prima e non arrivavano a 90 anni di età. Oggi le demenze sono malattie ad alta incidenza nel corso della vita, in particolare in quella adulta. Ma di fatto esistono le demenze giovanili, compresa la forma a esordio precoce della malattia di Alzheimer. Anche in questo caso, però, ci sono purtroppo pochi studi epidemiologici”.

Le cosiddette demenze evitabili‘ sono principalmente tre: la demenza alcolica, la demenza traumatica e la demenza da carenza di vitamina B1.

“La prima, la demenza alcolica, esiste in tutto il mondo compreso il nostro Paese. Per questo- ha detto il professor Sorbi- si raccomanda ai giovani di non bere alcolici tutti i giorni e di farlo con moderazione, perché c’è il rischio di favorire lo sviluppo delle demenze. Ricordiamo che la Organizzazione Mondiale della Sanità non pone limiti particolari perché le prove dimostrano che la situazione ideale per la salute è non consumare affatto alcol. La seconda è la demenza traumatica: piccoli traumi ripetuti causano dei meccanismi di degenerazione che possono condurre, dopo anni, alla demenza. La terza demenza evitabile, quella da carenza di vitamina B1, è più frequente nella popolazione adulta anziana, con cattiva alimentazione e cattivo assorbimento”.

Il sottile confine tra stress e patologia

demenza senile sintomiÈ ‘molto difficile’, secondo l’esperto, individuare chi effettivamente è all’inizio di una malattia oppure è semplicemente stanco e stressato.

Tra i fattori di protezione da qualunque forma di demenza, è emerso ancora dalla relazione del professor Sorbi, c’è la scolarizzazione.

Chi è più scolarizzato è a maggior rischio di avere una patologia ma non di manifestarla, perché il nostro cervello è in grado di compensare. Se al soggetto non viene in mente la parola ‘bicchiere‘ può dire ‘calice’”, spiega Sorbi.

Altri fattori che proteggono sono la socializzazione, svolgere un’attività lavorativa che dia soddisfazioni e fare attività fisica.

“Sul benessere dell’attività fisica esiste un modello animale- ha fatto sapere Sorbi- se mettiamo in due gabbie distinte due topi con la stessa mutazione genetica che causa in questi animali una forma di demenza e a uno, il ‘topo maratoneta’, diamo un tapis roulant mentre all’altro solo cibo, il disturbo cognitivo viene al topo ‘pigro’ e non a quello maratoneta”.

Costi insostenibili per molte famiglie

In Italia le strutture residenziali per pazienti con demenza sono poche, quasi tutte private e costose: per una degenza si può spendere fino a 4- 5mila euro al mese.

“Esiste un contributo comunale e regionale che copre solo una piccola parte e solo quelle famiglie che hanno un reddito molto basso. È un problema sociale rilevante. Quanto all’aspetto etico, che segnalano le famiglie dei pazienti, anche attraverso le associazioni, è che seguire il paziente è demandato ai familiari. Ma una moglie o un figlio non è detto che si sentano sempre in grado o vogliano farlo. Il problema è che, di fatto, non c’è alternativa perché non c’è un’adeguata organizzazione dell’assistenza di questi pazienti”, conclude Sorbi.

 

 

Foto di Steshka Willems: https://www.pexels.com/it-it/foto/shallow-focus-foto-di-uomo-3018993/

Foto di T Leish: https://www.pexels.com/it-it/foto/amore-romantico-relazione-cucina-6975210/

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