Capsula robotica permetterà di analizzare l'apparato digerente

Capsula robotica permetterà di analizzare l’apparato digerente

Se ne era parlato molto anche in passato, ma finalmente il primo novembre è partito il progetto europeo per la sperimentazione di quella che potremmo definire capsula robotica, munita di sensori, intelligente e autonoma.

Un piccolissimo strumento che potrà effettuare un’accurata indagine dell’apparato digerente e quindi contrastare le molteplici malattie che interessano questo apparato che, oggi è la prima causa di ricovero ospedaliero sia in Italia che in molti altri paesi industrializzati.

Il progetto che prende il nome di Autocapsule è finanziato nell’ambito del pilastro Excellent Science del programma quadro Horizon 2020 dalla Commissione Europea. Sarà seguito da un consorzio di enti di ricerca e imprese (ne fanno parte l’Università di Leeds, l’Università di Glasgow, IMEC, Quantavis) coordinato da Giuseppe Iannaccone, docente di Elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa.

Un viaggio all’interno del corpo con la capsula robotica

L’obiettivo all’orizzonte è ambizioso e di grande impatto sociale: rendere l’attrale endoscopia più economica, più  semplice, quasi un esame ambulatoriale, ma altrettanto sicuro e attendibile.

Capsula robotica permetterà di analizzare l'apparato digerente“Lo screening in ambiente ospedaliero è una delle armi migliori per la prevenzione e la cura delle malattie che interessano l’apparato digerente”, dice Giuseppe Iannaccone. “Grazie al progetto Autocapsule svilupperemo capsule sensorizzate con diversi “superpoteri”. Da un lato capsule che potranno essere impiantate nel tratto gastrointestinale per diverse settimane, al fine di monitorare un’area specifica. Dall’altro capsule guidate, attraverso un magnete, da un braccio robotico per effettuare un’endoscopia ad alta precisione. Il ricco sistema di sensori a bordo delle capsule permetterà infatti di ottenere immagini ottiche e a micro-ultrasuoni, e di monitorare il pH e l’infiammazione, in modo da consentire la diagnosi precoce della malattia infiammatoria intestinale e del cancro del colon-retto, e monitorare l’efficacia delle cure”.

Un team di esperti al servizio della medicina

Il gruppo di ricerca al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, per i prossimi 4 anni si occuperà dello sviluppo dell’elettronica necessaria per pilotare i sensori, acquisire i segnali, comunicare con l’esterno e fornire potenza alla capsula in modo wireless attraverso il corpo umano. Ovviamente tutti i sistemi elettronici saranno realizzati su chip, per occupare poco spazio e consumare poca potenza.

Il progetto, appena iniziato, ha proprio il compito di dimostrare la fattibilità della tecnologia. Oltre che da ingegneri, il consorzio che lavorerà al progetto sarà supportato da un gruppo di esperti clinici e da imprese nel settore biomedicale e robotico, in modo da poter avere un riscontro continuo sulla trasferibilità della ricerca nel settore clinico e industriale.

“Le sfide scientifiche e tecnologiche che si propone il progetto sono rilevanti”, commenta Iannaccone. In effetti iniziano dalla necessità di miniaturizzare l’elettronica di bordo per occuparsi della manipolazione magnetica della capsula dall’esterno, alla collocazione di sensori multimodali in un ambiente estremamente compatto, al trasferimento di potenza e di dati tra le capsule (che si troveranno all’interno del corpo) e l’ esterno, il tutto senza cavi e dialogando attraverso i tessuti del corpo umano.

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