allattamento al seno

Allattamento? Ecco 7 falsi miti tra i più diffusi

L’allattamento al seno viene considerato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità uno degli obiettivi prioritari di salute pubblica a livello mondiale.

Il latte materno è l’alimento naturale che permette al bambino di nutrirsi in modo completo e di proteggersi da molte malattie.

Per questo motivo l’allattamento deve essere difeso, sostenuto e promosso il più possibile, rispettando sempre le scelte della mamma. Soprattutto nei primi giorni la neo-mamma può avere bisogno di essere rassicurata, aiutata, ma anche bene informata.

Le donne si trovano infatti a vivere un’esperienza su cui esistono ancora numerose credenze popolari e falsi miti.

Diverse tipologie di allattamento

allattamento a rischioPrima di iniziare con la lista riguardante i falsi miti, iniziamo differenziando alcune tipologie di allattamento.

La prima tipologia comprende l’allattamento al seno, cioè la forma più naturale, quella che tutti conosciamo.

Questa forma presenta principalmente due grandi benefici: il contatto pelle a pelle favorisce calore e stimola la produzione delle difese immunitarie, ed è inoltre uno dei primi modi attraverso cui il bambino sviluppa ‘attaccamento’ verso la madre.

L’allattamento può essere anche misto, in parte al seno e in parte mediante l’utilizzo di latte artificiale, che al giorno d’oggi è nutriente, sano e sicuro.

Una terza tipologia è rappresentata dall’allattamento con latte materno, ma non attraverso il seno. Per esempio, se un bambino è ricoverato e non può uscire dall’incubatrice, la madre utilizza il tiralatte (uno strumento apposito) per prelevare il latte che sarà dato al bambino attraverso un biberon.

I falsi miti più diffusi sull’allattamento

1. È normale sentire dolore durante la poppata.

La risposta è no.

Nei primi giorni dopo il parto molte mamme possono provare dolore nell’allattare, soprattutto se sono alla prima esperienza. Con un po’ di pratica, qualche accorgimento e le giuste indicazioni di un professionista esperto e qualificato, la sensazione di dolore al capezzolo durante la suzione del bambino può essere facilmente evitata. Il rischio è legato anche alla comparsa di ragadi (piccole ferite) ai capezzoli.

Il dolore, se persiste, non è invece da sottovalutare in quanto può essere un campanello d’allarme di ‘qualcosa’ che deve essere modificato, come per esempio l’attacco del bambino al seno o la posizione in cui la mamma allatta. Il dolore associato alla poppata non deve quindi essere sopportato e non va considerato come la norma.

2. Allattare a richiesta non permette al seno di riempirsi di latte

Alessandro Messina

È falso.

La quantità di latte che una donna produce può variare molto e dipende soprattutto dal numero delle poppate giornaliere effettuate dal bambino/a che, se allattato a richiesta fin da subito, stimola e aumenta la produzione del latte per soddisfare appieno le sue necessità. Questo significa anche che, molto spesso, quando alcune donne comunicano di ‘non avere latte’, potrebbe semplicemente indicare che il bambino non si attacca abbastanza al seno.

“Inoltre, è normale che nei primi giorni dopo la nascita il bambino perda peso; questa situazione si chiama comunemente ‘calo fisiologico‘. Il peso viene riacquistato nei giorni successivi e attraverso i bilanci dei medici ( cioè controlli del peso) si capisce se il bambino si sta alimentando correttamente“, spiega Alessandro Messina, Dirigente Medico S.C. Ostetricia e Ginecologia Ospedale di Biella.

3. La mamma deve fare attenzione a ciò che mangia durante il periodo di allattamento

In parte vero, ma esistono delle false credenze.

“L’alimentazione della madre è sufficiente che sia sana ed equilibrata. Su bevande come il caffè è opportuno prestare attenzione a non esagerare ma non è necessario escluderle. L’alcol invece è bandito in tutte le sue forme. E, inoltre, non è assolutamente vero che bere birra stimoli la produzione di latte“, aggiunge Messina.

4. Se la madre è ammalata non può allattare

Nella maggior parte dei casi è falso.

Quasi tutti i bugiardini dei farmaci riportano in via precauzionale che sia meglio non assumerli durante l’allattamento. Tuttavia, il consiglio è quello di recarsi dal proprio ginecologo per valutare il caso specifico, in quanto alcuni farmaci non rappresentano una minaccia.

In alcuni casi è possibile che la madre debba ricorrere ad alcune accortezze più specifiche: lavare le mani prima di allattare, indossare la mascherina, ecc.

5. Esiste un giusto tempo per allattare il proprio bambino

Si e no.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, indicativamente, fissa intorno ai 6 mesi il periodo di allattamento esclusivo. Da questo momento in avanti il bambino può assaggiare nuovi alimenti.

Tuttavia, ogni madre, e di conseguenza ogni bambino, ha la sua storia. È possibile che l’allattamento esclusivo duri di più, ma anche meno. In ogni caso, se si hanno dubbi, è opportuno consultare lo specialista.

6. La madre non può praticare attività fisica durante l’allattamento

Falso.

Lo sport durante l’allattamento al seno non è affatto controindicato, anzi, aiuta a produrre le endorfine, che aiutano la mamma ad alleviare il dolore e lo stress. È comunque consigliabile procedere in modo graduale con la frequenza e l’intensità degli allenamenti, escludendo gli sport che prevedono sforzi eccessivi, per evitare un’eccessiva stanchezza fisica.

Anche per chi non è amante dello sport sarebbe bene mantenersi in movimento, anche attraverso una semplice passeggiata al parco insieme al bambino. Naturalmente la mamma deve bene idratarsi, in quanto l’attività motoria aumenta la sudorazione e la necessità di assumere liquidi.

7. La miopia può essere una controindicazione ad allattare

Non è vero.

La riduzione della capacità visiva nel periodo che fa seguito al parto è una problematica piuttosto frequente.

Si tratta in genere di un fenomeno transitorio, destinato a scomparire nel tempo. Il motivo è rappresentato dalla modifica dell’elasticità e del grado di idratazione dei tessuti che compongono l’occhio del bambino. Non vi è alcuna responsabilità attribuibile all’allattamento.

Lo sapevate che esiste il latte donato?

La Società Italiana di Neonatologia (SIN) promuove da anni la donazione di latte umano, un vero salvavita per i bambini che non possono essere allattati al seno dalla propria mamma.

Con 44 Banche del Latte Umano Donato (BLUD), l’Italia continua a mantenere il suo ruolo di leader in Europa. Nonostante questa presenza territoriale così diffusa e la generosità di tantissime mamme italiane, il latte umano donato (LUD) non è ancora sufficiente per tutti i neonati ed i lattanti che ne hanno bisogno nel nostro Paese.

Ma cosa succede durante le emergenze?

L’Italia è un Paese che vive in pieno dissesto idrogeologico, che da emergenza si è trasformato in realtà quotidiana.

Nell’ ultimo decennio si sono verificate diverse emergenze: terremoti, alluvioni, altri disastri, crisi dei rifugiati e dei migranti, senza contare la pandemia di Covid-19. Nelle emergenze la mortalità infantile può essere fino a 70 volte superiore al tasso medio.

La Protezione Civile e il sistema di emergenza a livello regionale e locale hanno migliorato significativamente la loro capacità di risposta, ma poco o nulla è cambiato per quanto riguarda la protezione, la promozione e il sostegno dell’alimentazione dei neonati e dei lattanti nelle emergenze.

“Per questo motivo, la nostra associazione ha deciso di realizzare il progetto Latte umano donato nelle emergenze, che vedrà coinvolte molte delle BLUD operative nel nostro Paese”, spiega Guido Moro, Presidente dell’AIBLUD Onlus, Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato.

“Il progetto si basa sulla realizzazione di una Centrale Operativa ubicata nel nord Italia, dove verrà fatto confluire il 10% del latte donato raccolto dalle banche coinvolte nell’iniziativa. Il latte verrà lavorato nella Centrale Operativa e trattato con un processo di liofilizzazione, che trasformerà il latte liquido in latte in polvere. La liofilizzazione consentirà di mantenere tutte le caratteristiche organolettiche del latte per un periodo di 24 mesi. Il volume ridotto del liofilizzato permetterà di stoccare notevoli quantità in uno spazio minore. In caso di necessità, il latte liofilizzato verrà, poi, inviato nelle zone delle emergenze, per alimentare neonati e lattanti che non hanno la possibilità di ricevere il latte della propria mamma”, conclude Moro.

Un esempio virtuoso

L’E.O. Ospedali Galliera (Genova) ha ottenuto per la seconda volta la certificazione di Ospedale Amico dei Bambini e delle Bambine (BFHI – Baby Friendly Hospital Initiative) rilasciato dall’UNICEF.

cosa non mangiare in allattamentoSi tratta dell’unico ospedale ligure a mantenere questo prestigioso riconoscimento che ha l’obiettivo di garantire che madri, neonate e neonati ricevano un sostegno tempestivo e adeguato prima e durante la loro permanenza in un punto nascita per quanto riguarda l’allattamento.

Questo richiede un insieme di pratiche assistenziali precoci e appropriate, oltre ad un supporto continuo da parte di professionisti e professioniste qualificati.

“Garantire un ambiente accogliente e di supporto fin dai primi momenti di vita è fondamentale per lo sviluppo sano dei nostri piccoli pazienti. Gli ospedali che adottano questo approccio non solo promuovono l’allattamento al seno e il contatto pelle a pelle, ma offrono anche un sostegno continuo e una guida preziosa per i genitori. Il sostegno efficace all’allattamento nell’ottica della Baby Friendly Initiative rappresenta il risultato dell’applicazione degli standard più elevati nell’assistenza a mamme e bambini. Siamo orgogliosi di far parte della rete degli Ospedali Baby Friendly che hanno lo scopo di porre i bisogni dei neonati al centro della cura e che lavorano incessantemente per offrire il miglior inizio possibile ad ogni bambino. Ci auguriamo che sempre più Ospedali possano intraprendere questo percorso di certificazione”, conclude Massimo Mazzella, Direttore del Dipartimento Materno Infantile.

 

 

Copertina Foto di Helena Jankovičová Kováčová: https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-testa-tenendo-madre-10472186/

Foto di RDNE Stock project: https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-in-canottiera-a-righe-bianche-e-nere-che-trasporta-bambino-5593124/

About Umberto Urbano Ferrero

Umberto Urbano Ferrero, collaboratore - Torinese d’origine, cittadino del mondo per credo. Laureato in Lettere moderne, ama l’arte in tutte le sue forme e viaggia per conoscere il mondo, oltre che se stesso. Umberto è appassionato di sport e Urbano, al contrario di ciò che l’etimologia suggerisce, apprezza la vita a contatto con la natura. Ritiene la curiosità una delle principali qualità in una persona, caratteristica essenziale per guardare il mondo da più angolazioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »