Trasporto merci su gomma: 12 mila anni di vita persi all'anno

Trasporto merci su gomma: 12 mila anni di vita persi all’anno

La stima è di 12 mila anni di vita persi ogni anno a causa dell’inquinamento che deriva dal trasporto merci su gomma. E proprio in questo periodo, con l’arrivo del caldo estivo e i famosi esodi da bollino nero, nell’immaginario collettivo iniziano a comparire lunghe code in autostrada. In particolar modo i camion e gli autoarticolati sembrano ormai far parte del paesaggio lungo questi viaggi.

Vi siete mai chiesti perché ce ne sono così tanti di questi veicoli? La situazione è così ovunque o solamente in Italia?

La SIMA ( Società Italiana di Medicina Ambientale) ha calcolato l’incidenza dellinquinamento atmosferico causato da questi mezzi. E i dati dell’inquinamento derivante dal trasporto merci su gomma parlano chiaro, forse troppo.

Si parla di 1 miliardo di euro all’anno in termini di salute, di 12mila anni di vita persi ogni anno in Italia.

Camion e tir producono 190 tonnellate di PM 2.5 e 232 tonnellate di PM 10. Sono infatti responsabili del 7% del totale delle emissioni nocive. E l’Italia detiene il triste primato europeo di decessi prematuri ogni anno. La stima è di 90mila morti per inquinamento atmosferico, 40% dei quali proprio per la respirazione di sostanze nocive.

Queste, a contatto con l’organismo, possono essere la causa scatenante di molte malattie. Negli ultimi 10 anni, per esempio, il cancro è diventata la prima causa di morte per i bambini in età pediatrica. Ma la respirazione di polveri sottili derivanti da emissioni antropiche, non si ferma qui. Si stima che 1 bambino su 77 nasca con malattie metaboliche come il diabete, e che 1 su 55 manifesti segni dello spettro autistico.

La situazione è drammatica, ed è necessario puntare verso una radicale transizione energetica per invertire questa tendenza.

Trasporto merci su gomma: da cosa deriva questa situazione in Italia

Come detto, i veicoli adibiti al trasporto merci sono responsabili per le emissioni inquinanti per una cifra che si aggira attorno al 7%. Ma il problema non è così circoscritto. Oltre al traffico veicolare, anche gli allevamenti intensivi e le combustioni da riscaldamento contribuiscono ad alimentare le emissioni nocive.

La situazione è critica in tutta Italia, ma la maggior concentrazione di polveri sottili nell’aria si ha nel Nord della penisola.

 

Trasporto merci su gomma: 12 mila anni di vita persi all'anno
Alessandro Miani, Presidente SIMA

Alessandro Miani, Presidente SIMA, afferma che “La concentrazione di numerose metropoli è uno dei punti principali del discorso, poiché sono maggiori le emissioni in questi conglomerati urbani. Di conseguenza, anche gli snodi autostradali attraverso i quali ogni giorno si spostano le merci tra le città giocano un ruolo chiave. Tuttavia, anche l’ambiente e il clima contribuiscono a peggiorare la situazione”.

Vi siete mai chiesti, infatti, da cosa derivi la cappa grigiastra che siamo soliti respirare, oltre che osservare?

Precipitazioni atmosferiche sempre più rade, umidità alta a livello percentuale, morfologia del territorio, creano quella che si potrebbe definire situazione padana”, commenta Miani. Dalle Alpi a Ovest fino alla foce del Po, le catene montuose delimitano l’intera area, rendendola una sorta di stanza con un soffitto alto. “Questa conformazione contribuisce al ristagno delle sostanze inquinanti“, prosegue il Presidente SIMA, alimentando notevolmente il problema dell’inquinamento atmosferico.

Alessandro Miani spiega che, sebbene i dati dell’ultimo periodo stiano evidenziando un parziale miglioramento. “L’Italia è ancora in piena emergenza“. L’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità), ha imposto all’Europa di dimezzare i parametri soglia per la salute entro fine anno, cercando di contrastare questa emergenza. Ma l’Italia, al momento, supera ancora di quattro volte questo obiettivo previsto.

Quindi, sebbene la tendenza possa sembrare incoraggiante, per Miani “il problema è più che mai vivo e attuale“.

Inquinamento da trasporto merci su gomma: le possibili soluzioni

Le tecnologie a nostra disposizione e ricerche sul tema hanno già prodotto alcuni risultati in termini di possibili soluzioni al problema. Alessandro Miani parla di quali potrebbero essere:

  • L’idrogeno verde

L’idrogeno verde potrebbe essere un’ottima soluzione per contrastare il problema. Per idrogeno verde si intende quello che viene prodotto a partire da fonti di energia rinnovabili, ovvero il fotovoltaico, l’eolico e l’idroelettrico. Producendo solo vapore acqueo come emissioni, il suo utilizzo sarebbe a impatto zero sull’ambiente. In più, utilizzando veicoli a idrogeno verde, si salverebbero anche molti posti di lavoro per coloro che attualmente lavorano come camionisti. Tuttavia, l’Italia non può ancora contare su molte fonti energetiche rinnovabili, ma il problema è rappresentato soprattutto dalla mancanza della giusta rete di distribuzione per l’idrogeno verde.

  • Distribuzione ferroviaria

Un’altra soluzione potrebbe essere ampliare la rete di distribuzione ferroviaria, incrementando gli snodi ferroviari e collegando meglio vari porti italiani. Prendendo come modello altri paesi del Nord Europa che già utilizzano una vasta rete ferroviaria, potremo ridurre notevolmente il traffico del trasporto merci su gomma.

  • Verde urbano e coating

Per contrastare l’inquinamento atmosferico si dovrebbe anche incrementare il verde urbano. Alcune stime dimostrano che servirebbe un rimboschimento del 40% nei centri urbani per contrastare il problema. Ma è non è semplice trovare gli spazi e soprattutto tutte queste piante. L’alternativa potrebbe essere quella del cosiddetto “coating“, un rivestimento da applicare su vetri, pareti degli edifici e altre superfici. Questa sorta di vernice ossida gli agenti inquinanti a contatto, e intrappola anche alcuni virus, rivelandosi così efficace su più fronti.

  • Km 0 e città dei 15 minuti

Altre idee affascinanti sono rappresentate dal Km 0 e dalle “città dei 15 minuti“. Queste ultime rappresentano la possibilità, per gli abitanti di un centro urbano residenziale, di soddisfare le necessità quotidiane spostandosi a piedi o in bici. Questo stile di vita, oltre a ridurre l’inquinamento, permette di godere dei benefici derivanti dall’attività fisica. Il Km 0 invece, se incentivato, ridurrebbe notevolmente il trasporto di molte merci su gomma. Basti pensare al fatto che, se seguissimo la stagionalità del cibo da avere in tavola, ridurremmo notevolmente l’importazione di moltissimi prodotti fuori stagione, limitando così anche l’inquinamento che deriva dal loro trasporto.

Cosa serve affinché le cose possano cambiare

I punti elencati potrebbero essere una soluzione al problema. Tuttavia dovrebbero essere accompagnati da “un rigoroso processo di transizione energetica“, aggiunge Miani.

Come detto in precedenza, l’Italia è uno dei paesi più colpiti dall’inquinamento atmosferico a causa del trasporto merci su gomma.

Molti altri paesi, sia in Europa che nel mondo, si sono mossi da tempo in direzione di un cambiamento green. Basti pensare che alcuni paesi del Nord Europa, Cina, Giappone e molti altri, hanno già investito da anni miliardi nella ricerca e nel processo di transizione energetica, ricordandoci che il futuro si muove in quella direzione.

L’Italia ha validissime società per la ricerca e produce molti brevetti, ma vendendoli all’estero diventa un fanalino di coda a livello europeo, sebbene abbia le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista in futuro.

Ma, aggiunge il Presidente Sima, affinché il cambiamento avvenga, “è necessario che la politica incontri la scienza“, e gli statisti possano intervenire circa l’emanazione delle leggi. Solo con riforme lungimiranti e senza interessi riguardanti l’elezione dietro l’angolo, anche l’Italia potrà trasformare quelle che per ora sono parole, in fatti concreti.

Inoltre, come già avvenuto in altri Stati, la transizione energetica ha portato a un boost di posti di lavoro. Ma nella nostra penisola potremmo dover pagare il prezzo di esserci mossi con troppo ritardo.

Ciò che è certo, è che il futuro green non si muoverà su ruota, ma sulle ali del cambiamento energetico.

Che cos’è e di cosa si occupa la SIMA

La Società Italiana di Medicina Ambientale ( SIMA) nasce a Milano nel 2015. Ad oggi conta rappresentanze in Italia, in Europa e negli Stati Uniti.

La SIMA lavora attraverso un approccio multidisciplinare, coinvolge infatti: scienze biomediche, scienze ambientali, scienze giuridiche, scienze economiche, scienze politiche e sociali, scienze dei materiali e scienze delle costruzioni.

Attraverso lo studio delle interazioni tra ambiente e salute, lavora su come prevenire o agire per evitare che l’ambiente che ci circonda causi malattie. E perché ciò avvenga, si assicura che settori come quello dei trasporti, dell’energia, dell’agricoltura e dell’industria, collaborino per limitare i rischi.

Foto di Markus Spiske: https://www.pexels.com/it-it/foto/auto-strada-veicoli-cielo-172074/

 

About Umberto Urbano Ferrero

Umberto Urbano Ferrero, collaboratore - Torinese d’origine, cittadino del mondo per credo. Laureato in Lettere moderne, ama l’arte in tutte le sue forme e viaggia per conoscere il mondo, oltre che se stesso. Umberto è appassionato di sport e Urbano, al contrario di ciò che l’etimologia suggerisce, apprezza la vita a contatto con la natura. Ritiene la curiosità una delle principali qualità in una persona, caratteristica essenziale per guardare il mondo da più angolazioni.

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