Lo scaffale di giugno 2024

Lo scaffale di giugno 2024

Torna Lo scaffale di giugno 2024 con novità pronte per l’estate ( che ci sia o non ci sia il sole un buon libro è comunque sempre gradito).

Giugno è il mese di Litha, la celebrazione del Solstizio d’estate secondo la tradizione celtica.

Falò, riti della fertilità, antiche divinità sciamaniche caratterizzano il momento in cui il Sole esprime la sua massima potenza per poi iniziare il suo lento e inesorabile declino.

I Druidi celebravano fertilità e rinascita, come noi oggi continuiamo a fare, per esempio attraverso la festa di San Giovanni Battista.

Eshkol Nevo,  Legami,  Feltrinelli

Lo scaffale di giugno 2024 Eshkol Nevo ha narrato delle infinite forme del desiderio, forme che, di volta in volta gioiose o perturbanti, torbide o pure, alimentano o infrangono le magnifiche storie d’amore, familiari e d’amicizia da lui raccontate.

Il desiderio, nella sua inaccessibile oscurità, è insomma ciò che fa sì che la narrativa di Nevo  riesca a parlare in maniera chiara di cose oscure.

Queste storie costituiscono una delle sue più riuscite conferme.

Qui l’amicizia è chiamata a lenire la malattia, e la passione a rivendicare i suoi diritti;  un padre riesce ad allontanare il figlio dalla sua patologica volubilità; un’occasione d’amore perduta  viene riproposta dal destino; una proposta di matrimonio appare indecente per le convenzioni e i costumi stabiliti, il desiderio, ospite ingrato o, al contrario, atteso, travolge certezze, confini, irrompe nella commedia degli equivoci in cui si svolge la vita, richiede decisioni che chiamano alla sfida.

Se all’esistenza umana è data sempre la facoltà di un nuovo inizio, nulla più della forza liberatoria del desiderio  rappresenta la possibilità di ricominciare daccapo, e di abbattere così i muri del pregiudizio e dell’esclusione.

Passioni improvvise e amori filiali, legami parentali e di coppia, amicizie e tradimenti caratterizzano le storie riunite in questo libro, in cui Nevo celebra ancora una volta tutta la vita che palpita e che talvolta si tiene nascosta.

Matteo Bussola,  La neve in fondo al mare,  Einaudi

Un padre e un figlio, dentro una stanza. L’uno di fronte all’altro, come mai sono stati. Ciascuno lo specchio dell’altro. Loro due, insieme, in un reparto di neuropsichiatria infantile.

Ci sono altri genitori, in quel reparto, altri figli. Adolescenti che rifiutano il cibo o che si fanno del male, che vivono l’estenuante fatica di crescere, dentro famiglie incapaci di dare un nome al loro tormento.

E madri e padri spaesati, che condividono la stessa ferita, l’intollerabile sensazione di non essere piú all’altezza del proprio compito.

Con la voce calda, intima, di un padre smarrito, l’autore fotografa l’istante spaventoso in cui genitori e figli smettono di riconoscersi, e parlarsi diventa impossibile.

Attraverso un pugno di personaggi strazianti e bellissimi, ci ricorda che ogni essere umano è un mistero, anche quando siamo noi ad averlo generato.

Fred Vargas,  Sulla pietra,  Einaudi

Lo scaffale di giugno 2024Un rapimento, svariati delitti e un assassino, forse mancino forse no. Saranno solo leggende e superstizioni ma, da quando è ricomparso il fantasma dello Zoppo, in Normandia le sciagure non si contano piú.

Il guardacaccia Gaël Leuven era un marcantonio solido come uno scoglio bretone, ma per ucciderlo sono bastate due coltellate al torace.

A Louviec lo conoscevano tutti. Compreso Josselin de Chateaubriand (forse discendente di quel Chateaubriand), il nobilastro dall’abbigliamento eccentrico che adesso è il principale sospettato.

Richiamato in Normandia dal commissario locale, Jean-Baptiste Adamsberg, uno dei personaggi capolavoro del noir, svagato e visionario  commissario del XIII arrondissement di Parigi, si addentra nelle numerose ramificazioni del caso.

Ma pur perdendosi come di consueto in false piste e digressioni mentali, in osservazioni prive di qualunque nesso con l’indagine, anche questa volta verrà a capo del groviglio di omicidi ed efferatezze. Grazie alle sue illuminazioni proverbiali ma anche, forse, all’energia ancestrale dei menhir.

David Nicholls, Tu sei qui,  Neri Pozza

Marnie ha trentotto anni e l’impressione che la vita le stia scivolando tra le dita. Piano piano, amici e amiche hanno preso le loro strade – matrimoni, figli – e ora vivono a Hastings o Stevenage, Cardiff o York, mentre lei è rimasta a Londra, con l’unica compagnia dei suoi libri, litri di tè e un telecomando che non deve condividere con nessuno.

Ogni tanto finisce addirittura a dialogare con le uova nel frigo o a interrogare la macchia d’umidità in bagno. Non che il suo lavoro la immerga nella folla: correggere bozze, per quanto appassionante, la relega spesso al ruolo di consigliera discreta che avvisa l’autore quando ha un pezzo di insalata tra i denti.

Michael ha quarantadue anni e non sa bene come rimettere assieme i cocci della sua vita, andata in frantumi quando la moglie lo ha lasciato.

Nonostante il mestiere lo porti a trovarsi sempre circondato di persone, perlopiù liceali nelle cui testoline tenta di inculcare la geografia, il suo unico conforto sono lunghe camminate solitarie nella brughiera. Un sedativo naturale di cui ha un bisogno disperato che tuttavia non è compreso da tutti, meno che mai dalla collega e amica Cleo, che si offre continuamente di accompagnarlo.

Fino a quando le generose offerte diventano un obbligo senza scampo e Michael si ritrova membro riluttante di una comitiva impegnata in un trekking che attraversa l’Inghilterra da costa a costa, dal Lake District a Robin Hood’s Bay, passando per le verdeggianti Dales e le atmosfere cupe delle Moors spazzate dai venti. Una comitiva di cui fa parte anche Marnie.

 Emerita Cretella- Michela Nacca  (a cura di),  Guarda come una donna. Storia nelle storie,  Armando editore

Il saggio è caratterizzato da 17 storie di altrettante donne, amiche, impegnate in diversissimi ambiti professionali ma accomunate da un unico sentire e un obiettivo chiaro: attivare azioni che aiutino la politica, la cultura, gli organismi internazionali, la comunità accademica, l’arte, le istituzioni e la società tutta a raggiungere quella parità di genere che fino ad oggi ci è ancora negata.

Il saggio  è frutto di riflessioni e azioni che rispecchiano le storie, le lotte e le speranze di donne che cercano insieme strade nuove per un cambiamento culturale, sociale e politico necessario a gettare le basi di una rivoluzione per una società finalmente del tutto paritaria.

 

 

Gianfranco Brevetto,  FACUNDO (O DEL PROVVISORIO),  CN/OLIGO

 Lo scaffale di giugno 2024Facundo è un filologo. Un filologo di se stesso.

Oramai in là con gli anni, passa le notti insonni a redigere un breve saggio sul provvisorio, affidandosi esclusivamente a un dizionario elementare di etimologia.

Le sue giornate, apparentemente monotone e fatte di poche cose essenziali, si riempiono, improvvisamente, della presenza di due donne.

Maria, conosciuta tanti anni addietro e V., donna misteriosa che abita nell’appartamento sovrastante.

Sullo sfondo di un intrigo dal sapore filosofico, e al termine di alcune vicissitudini di stampo surreale, Facundo decide di ribellarsi violentemente alle norme di un condominio che è divenuto a lui sempre più ostile.

Facundo – il protagonista del racconto – è una persona che scrive sinceramente. L’oggetto della sua scrittura sono le parole stesse che servono a elaborare la scrittura delle sue storie. Il punto è che Facundo va alla ricerca del significato delle parole, prima che queste possano essere interpretate da qualcuno: coloro che le ascoltano, le decodificano e le attribuiscono un senso. Impresa assurda, appunto, ai limiti del verosimile. Ciò non sembra tuttavia impedirgli di provarci, di confrontarsi con il vuoto che avvolge l’assenza di contenuto, un niente sempre in agguato prima e dopo la comparsa dell’Altro.

Aldo Zargani,  Certe promesse d’amore,  Bibliotheka

 Lo scaffale di giugno 2024La lettera che pone fine a “certe promesse d’amore” è di Dlilah Széchenyi, pallida e magra fanciulla ebrea di Trieste con la quale il protagonista Aldo, ebreo torinese, condivide i sentimenti e quel “supermercato di utopie” che è il dopoguerra.

Dopo la tragedia e l’orrore, pare aprirsi un mondo di possibilità infinite. Per un giovane ebreo c’è la scommessa del sionismo, di una patria per il popolo errante, Israele, dove immaginare una società nuova.

Proprio il crollo di quegli ideali, il sionismo e il socialismo, sono in contrappunto con la parabola amorosa, il tema del libro, scritto con accuratezza musicale e risultato di un raro e severo filtraggio delle parole.

Nella casa di Trieste in cui il protagonista omonimo va ospite d’estate, fra bagni di mare e campeggi, discussioni e baci, giganteggia la figura del magrissimo padre di Dlilah, il medico Giula Széchenyi, ungherese di origini, triestino di adozione, antisionista.

La sua malinconica figura, che arricchisce la migliore galleria dei “grandi padri” della letteratura europea, viene evidenziata dalla temeraria stima di sé, da un’arroganza ancor più frequente dell’ira, da un’immagine di terrificante profeta.

Dennis Yi Tenen,  Teoria letteraria per robot,  Bollati Boringhieri

Lo scaffale di giugno 2024 L’intelligenza artificiale e la scrittura sono due facce della stessa medaglia e provengono entrambe dalla stessa fonte: la creatività umana.

La dicotomia uomo-macchina nasce da una domanda mal posta: l’intelligenza è un fenomeno collettivo e le macchine ne fanno parte. Non da oggi, da sempre.

Questo libro è un viaggio nella storia nascosta dell’intelligenza artificiale: inizia con la filosofia araba medievale e procede con il sogno di un linguaggio universale, passando per le fabbriche di fiction hollywoodiane, i romanzi dell’Ottocento, e i sistemi di controllo aereo addestrati sui racconti popolari russi.

In una insolita miscela di storia, tecnologia e filosofia, Dennis Yi Tenen ci svela l’insospettabile passato comune di letteratura e informatica.

Strumenti intelligenti come i dizionari e i libri di grammatica hanno sempre accompagnato l’atto di scrivere, pensare e comunicare; il fatto che questi sistemi siano ora automatizzati non li rende vivi.

Un dispositivo per il completamento automatico delle frasi può renderci scrittori «migliori», ma la verità è che il processo creativo si carica di valore solo attraverso la fatica dell’apprendimento e l’esperienza vissuta. E l’esperienza non può essere automatizzata da nessun dispositivo, per ingegnoso che sia.

Szilvia Molnar,  La nursery,  Guanda

Quando nasce un bambino c’è un prima e un dopo: il neonato varca la soglia di casa in braccio ai genitori e la trepidante attesa lascia subito il posto all’ansia, allo smarrimento, e anche a un energico desiderio di avere indietro la vita di prima. Troppo tardi.

Quando i giovani protagonisti di La Nursery tornano dall’ospedale con la piccola Button, il bell’appartamento di New York dove hanno costruito una vita di lavori creativi e cene con gli amici diventa improvvisamente una nursery.

In un angolo della camera da letto languisce il tavolo dove, solo qualche settimana prima, la narratrice traduceva e malediceva gli editori per i tempi stretti delle consegne.

Ma quel vecchio mondo, la vecchia vita, ora è un ricordo lontano. Ora c’è Button, la cura di Button e… un anziano vicino un po’ strambo che un giorno bussa alla porta.

Il mondo fuori, la Brooklyn con i bei tramonti e drink ai tavolini dei bar, diventa sempre più inaccessibile.

Giorgio Zanchini,  La libreria degli indecisi,  Mondadori

Lo scaffale di giugno 2024A cosa servono i libri? A cosa servono i personaggi, le storie, le parole? Servono a innumerevoli scopi, fra cui apprendere, pensare e intrattenerci, aprire nuovi orizzonti, farci ridere o piangere.

Ma servono anche a farci “sentire meno soli, o almeno capiti”, come confessa Giorgio Zanchini, in un’appassionata incursione nella personalissima biblioteca di casa sua, presentando i libri e i personaggi che più hanno segnato la sua esistenza quando era un giovane uomo in piena fase dell'”inappartenenza”.

Pur avendone letti e amati molti, Zanchini ha scoperto che ad animare i suoi livres de chevet ci sono quasi sempre personaggi marchiati a fuoco da un unico demone: l’indecisione.

Gli indecisi che piacciono sono quelli che si sentono fuori posto, trovano tutto troppo complesso e sospendono il giudizio, prudenti perché molto sanno o molto hanno vissuto, e quindi anche consapevoli che le decisioni sono una semplificazione che non basta quasi mai.

Si parte da Karl Rossmann, protagonista di America di Kafka, e si prosegue poi toccando Hemingway, Svevo, Proust, Montale, Magris, ma anche Bob Dylan o Bruce Springsteen, un composito gruppo di artisti che con poche, esatte parole fanno venir voglia di scappare di casa, lavorare per la ferrovia, sposare una zingara.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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