J. M. Coetzee, riflessioni sul crepuscolo della vita

J. M. Coetzee , riflessioni sul crepuscolo della vita

J. M. Coetzee , premio Nobel per la letteratura nel 2003, è uno scrittore sudafricano naturalizzato australiano.

Romanziere e saggista, con una vena narrativa inesauribile, non cessa di stupire con le sue storie che suscitano molti interrogativi senza risolverli.

Professore, critico acuto e spietato delle conseguenze del colonialismo del XX secolo, non esita a richiamare le sue radici sia nella potente autobiografia sia nei romanzi in cui affida a terzi il suo pensiero.

Lasciato il Sudafrica tormentato degli anni Sessanta, vi ha poi fatto definitivamente ritorno dopo aver vissuto nel Regno Unito e negli Stati Uniti, scegliendo poi l’Australia dopo il pensionamento.

Le sue opere gli hanno garantito numerosi riconoscimenti, come due Booker Prize, oltre alla consacrazione del Nobel.

Personaggio dalla storia complessa, schivo e totalmente dedito al lavoro, ha trovato nella linguistica un altro fertile campo di studio e di insegnamento.

Benchè sia il Sudafrica il contesto più scandagliato, J. M. Coetzee ha scelto per il suo ultimo romanzo “Il Polacco” uno sfondo europeo, forse anche in memoria delle sue più lontane origini, essendo stato il bisnonno Baltazar Dubiel un immigrato polacco.

Un pianista d’eccezione per J. M. Coetzee

Il Polacco è un pianista di grande notorietà, il cui nome è così pieno di w e di z che nessuno si azzarda a pronunciarlo.

Invitato a tenere concerti nelle città europee, esegue costantemente Chopin, il compositore suo conterraneo.

J. M. Coetzee ne fa un personaggio originale, capace di oltrepassare le aspettative.

Le sue esecuzioni paiono perfette, calibrate sullo stile unico del grande compositore, ma ciò che in lui manca sono il sentimento, la passione.

Il settantenne interprete è dunque chiamato a eseguire la sua rilettura di Chopin a Barcellona, nella Sala Mompou del Barrio Gotico, dove farà l’incontro destinato a segnare i suoi ultimi anni di vita.

La freddezza da lui dimostrata al pianoforte non ha equivalente nella vita quotidiana: il maestro si lascia catturare dalle passioni, che non esita a esternare, pur mantenendole sempre nei limiti della sua signorilità.

A settant’anni arriva del tutto inaspettato l’amore, per una di quelle coincidenze fortuite che non hanno spiegazioni, se non la casualità.

Beatriz, la nuova Beatrice dantesca

All’amore J. M. Coetzee dà un nome volutamente simbolico, Beatriz, e a portarlo è una donna molto bella, legata al mondo organizzativo dei concerti.

Beatriz come Beatrice, colei che dà la beatitudine, come l’Alighieri ha più volte spiegato.

Un nomen omen, che racchiude in sé il significato che il Polacco darà ai giorni del suo crepuscolo.

Beatriz è molto più giovane, appartiene alla buona società di Barcellona e fa parte del Circolo musicale, un luogo da cui suo marito  i suoi figli si tengono lontani.

Benestante e un po’ annoiata, si dedica alla musica a scopo benefico e deve sostituire Margarita, l’anima del Circolo, proprio la sera in cui arriverà il Polacco.

Un caso, un incontro, una cena e una conversazione in inglese che sarebbero toccati all’amica: per Beatriz è tutto, per il Maestro no.

Witold sembra aver trovato la sua Musa, alla prima occasione torna in Spagna e la cerca, vuole incontrarla, spiegarle quale segno profondo lei abbia lasciato in lui.

Una relazione a senso unico nella storia narrata da J. M. Coetzee

Di certo Beatriz non prova sentimenti forti per il Pianista, a spingerla a incontrarlo è più la curiosità, il senso di gratificazione nel sentirsi definire così importante.

Col suo ricco marito ha una relazione priva di connotazioni passionali, sa delle sue amanti e non cerca neppure di porvi rimedio, vivono due vite parallele senza più punti d’incontro.

Potrebbe allora innamorarsi di Witold?

No, non è neppure ipotizzabile.

J. M. Coeltzee analizza sistematicamente i pensieri della donna mettendola a nudo com’è solito fare.

Nelle mail di Witold emerge con forza il sentimento provato per lei, un amore che scatena un gioco di coppia che lei conduce con freddezza.

Ha a che fare con un vecchio innamorato. Uno sciocco che vorrebbe portarla con sé in Brasile.

Si incontrano, lei lo invita a Maiorca, dove possiedono una casa, e lì gli concede di realizzare per pochi giorni il suo sogno.

Poi più nulla.

Che cosa ha cercato in quell’uomo? Cosa vogliono entrambi, dato che non hanno intenzioni e prospettive comuni?

Come sempre J. M. Coetzee alterna gli affondi nell’animo dell’uno e dell’altra, cerca di dare risposte agli interrogativi esistenziali, scoprire una logica nei comportamenti umani e scorticarla sino nel profondo.

Ma forse non c’è nulla da cercare, solo il tempo condiviso da un pianista d’eccezione e la sua crudele amante spagnola che lo ha mortalmente ferito.

Un finale inaspettato in J. M. Coetzee

La storia potrebbe concludersi così, se fosse solo un’infelice storia d’amore come tante.

A concludersi invece è solo la vita di Witold, per il quale il crepuscolo finale si è fatto notte.

E’ trascorso molto tempo dai loro incontri, ma Witold torna all’improvviso nella vita della donna nel momento in cui lascia per lei una scatola da consegnarle dopo la sua morte.

E’ così che Beatriz scopre che il Pianista non l’ha mai dimenticata.

Fa ciò che prima non avrebbe fatto: vola a Varsavia, raggiunge la sua abitazione, brama di possedere ciò che lui le ha lasciato.

Ancora una volta riflette sulla loro relazione inconsueta, ancora una volta si dice di non esserne mai stata innamorata, a differenza di lui.

Non è musica l’eredità che le ha lasciato, ma poesia.

Forse si è davvero sentito un Dante moderno destinato a scrivere per la Beatrice che mai sarebbe stata sua.

Le poesie sono ottantaquattro e sono scritte in polacco: potrebbe lasciarle come sono e invece, ora che lui non c’è più, sente la necessità di farle tradurre.

Ovviamente parlano d’amore, non sono neppure belle, ma non era la parola il punto forte di Witold.

Solo ora, però, Beatriz sente di essergli più vicina, desidera capirlo di più, proprio attraverso le  sue parole imperfette.

Aveva sperato in un lascito musicale, ma sarebbe stato troppo facile.

Per quanto imperfetta, lontana dall’originale, Beatriz capisce forse per la prima volta in che modo era stata la Beatrice di Witold e si lega a lui nell’unico modo ormai possibile, con quelle  stesse parole che lui ha rivolto a lei pur sapendo che lei non le avrebbe lette e che ora tocca a lei scrivere per chi mai più le leggerà.

J. M. Coetzee, riflessioni sul crepuscolo della vitaAUTORE : J. M. Coetzee

TITOLO : Il Polacco

EDITORE : Einaudi

PAGG. 128    EURO 17,00  (versione eBook euro 9,99)

 

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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