Il confiteor intimo e intenso di Piergiorgio Paterlini

Il confiteor intimo e intenso di Piergiorgio Paterlini

L’umanità nel suo essere luci ed ombre è sempre stata il punto di partenza e di arrivo nella scrittura di Piergiorgio Paterlini.

Scrittore e giornalista dalla signorilità innata, appare persino anomalo in un mondo in cui si sgomita per apparire nei salotti televisivi e si urla per farsi sentire.

Le machiavelliche armi della comunicazione moderna paiono essergli aliene, a lui è sufficiente la sua scrittura, potente e delicata allo stesso tempo, per vincere la sua battaglia.

Molte volte, nei precedenti lavori (e sono tanti) di Piergiorgio Paterlini, abbiamo letto di uomini e donne che non hanno voce per farsi ascoltare, per difendersi, per affermare il proprio diritto di esserci.

Ora lo sguardo si è spostato sul narratore, sull’uomo che fa da specchio soltanto a se stesso.

“CONFITEOR” è un’autobiografia, è un memoir, è il racconto della vita dell’uno che si fa paradigma della vita di tanti, è il riconoscere e il mostrare un se stesso privato e pubblico.

Attraverso le parole che si perdono in un vortice di ricordi attraversando settant’anni di vita Piergiorgio Paterlini si consegna a noi con un suo personalissimo ecce homo.

Una storia lunga tre secoli

Settant’anni di vita e tre secoli attraversati, l’Ottocento, il Novecento e il Duemila.

Possibile, se al mero scorrere del tempo sostituiamo l’evolversi della società, del modo di vivere e di intendere la vita stessa.

Piergiorgio Paterlini nasce in una famiglia dalle radici contadine e il suo narrare parte dalla pianura Padana che gli ha dato i natali.

E’ un mondo difficile, dove gli affetti vengono celati come fossero una vergogna, dove le tradizioni tanto matriarcali quanto patriarcali si impongono.

Una quotidianità limitata dalla casa della famiglia, dai campi, dagli alberi – gli unici certi, visto che il suo albero genealogico è avvolto dalle nebbie padane – e dal Grande Fiume che dà la vita.

Benchè sia la metà del XX secolo la mentalità è ancora ottocentesca, con gerarchie da rispettare e pensieri da tacere.

La religione, la Grande Madre, permea di sé il mondo degli uomini e Piergiorgio si chiama così per ricordare Pier Giorgio Frassati: un accostamento al divino, uno dei tanti che segneranno la sua crescita e lo porteranno per contrapposizione a un distacco profondamente laico.

Il passaggio al Novecento è segnato dal cambiamento lavorativo, dall’allontanamento dalla campagna, dall’essere diventato un figlio dei fiori di plastica, quelli che sua madre montava pezzo per pezzo per arrotondare il guadagno del padre.

Si impone una società operaia anche per la famiglia Paterlini, mentre i dolori dell’Italia di quegli anni, uno per tutti la strage alla stazione di Bologna, diventano parte della vita dell’autore.

Anni di scelte improvvise o meditate, di grandi intuizioni, di passioni travolgenti, di consapevolezze radicali.

Anni che portano all’ultimo secolo, quello in cui verrebbe da pensare che i giochi sono fatti, che sia sufficiente adagiarsi nello scorrere del tempo.

Non per Piergiorgio Paterlini, che ancora rincorre sogni e li realizza, che non vuol lasciare conti in sospeso, che cerca e rende solido il suo Paradiso in terra.

Tre secoli dunque per l’uomo e l’intellettuale, che hanno entrambi ancora molto da dire e da fare.

Le grandi passioni di Piergiorgio Paterlini

Il coraggio, la determinazione e la curiosità hanno accompagnato Piergiorgio Paterlini sempre e ovunque.

Gli studi in Seminario lo hanno portato ad avvicinarsi a Dio in modo problematico e dialettico, tanto da fargli dire “ tutta la vita che faccio a botte con Dio “.

L’ironia attraversa queste riflessioni, la memoria del bambino filosofo-teologo-mistico che esigeva risposte e pensava che, se c’è, Dio probabilmente non sopporta i cattolici e la loro intransigenza.

Di sé dice di essere stato un bambino impegnativo in anni in cui la pedagogia non aveva ancora chiarito la necessità di soddisfare le curiosità infantili.

Così le lacune rimaste nei ricordi familiari sono state compensate dalle ricerche del Piergiorgio adulto, tra uffici comunali e lapidi cimiteriali, fino a saldare insieme i pezzi e capire che è spesso il Caso a giocare a dadi con noi.

Sull’affresco di fondo emerge un giovane scrittore e giornalista che ormai sa qual è il suo destino, prendersi cura dei giovani, aiutarli tutti, dar voce alle loro paure più nascoste.

La parte pubblica di Piergiorgio Paterlini, quella di Linus, di Cuore, di 80 giorni, dei racconti e dei romanzi pubblicati con coraggio, mette in ombra quella più privata, che si riscopre in queste pagine.

Le amicizie, come quella con Ligabue, gli amori sportivi, come il ciclismo e il basket, quest’ultimo una vera e propria epifania, metafora della vita di ognuno.

Figure di spicco, come Ignazio Silone e Fabrizio de Andrè, personaggi indimenticabili come Pier Paolo Pasolini.

Impossibile raccogliere tutte le sollecitazioni che hanno fatto di Piergiorgio Paterlini l’uomo di oggi, possibile solo leggendo le sue parole che corrono veloci sulla pagina mentre i ricordi scorrono come un fiume.

La sua prosa così limpida da sembrare una confidenza regala emozioni, condivisioni empatiche, strappa sorrisi laddove l’ironia è bonaria e non dissacratoria.

Il Piergiorgio Paterlini più intimo

C’è, in queste pagine, la volontà di aprirsi sino in fondo, senza nascondere i momenti più ardui.

E’ in questa chiave che si può leggere il lungo racconto dedicato al travaglio prima e al superamento poi del panico, della necessità di non essere lasciato solo, di aver sempre qualcuno vicino.

Anche per lui arriva in età adulta la prima notte di quiete, quella in cui riesce a trascorrere una notte da solo in casa prendendo sonno: per lui, un miracolo.

Sono trascorsi molti anni dalla vita dura della campagna, dalle prime affermazioni personali nel mondo culturale, eppure Piergiorgio Paterlini ha portato con sé le proprie paure, sino a scoprire come sconfiggerle attraverso il desiderio.

Eccolo, il confiteor: non una confessione, che nulla c’è per cui chiedere  a chiunque perdono, ma una dichiarazione disincantata e sincera di ciò che è stato, di ciò che generava crisi mentre la vita scelta, quella del giornalista, determinava successi e soddisfazioni.

E infine l’amore.

E’ d’obbligo inoltrarsi sempre con discrezione e silenzio nelle storie dell’amore raccontato, ma con Piergiorgio Paterlini si ha l’impressione di raccogliere la confidenza dell’amico che conosci da sempre.

Gli amori degli anni giovanili, nascosti per paura, e poi il grande amore, quello per Marco, che gli ha dato sin da subito l’impressione di essere il compagno della vita.

Un’unione prima osteggiata, esclusa dagli affetti familiari e poi accettata e compresa, sino alla riconciliazione.

Marco come Zorro, nel suo rapporto col mondo, e Piergiorgio come Bernardo, il fedele servitore sordomuto al suo fianco che guarda e sorride.

Una storia privata che diventa simbolo di un cambiamento epocale, nel momento in cui Marco e Piergiorgio celebrano nella loro Reggio Emilia le prime nozze gay in Italia in base alla legge sulle unioni civili.

Piergiorgio Paterlini, che come Ungaretti si è riconosciuto nei suoi fiumi, il Po e il Meduna, che come un funambolo ha camminato per più di trecento pagine sul filo dei ricordi, si congeda ricordandoci che non bisogna mai illudersi di aver capito tutto.

Quello che abbiamo però compreso con certezza è che abbiamo tra le mani un libro bellissimo, che si legge tutto d’un fiato, che ci dà la consapevolezza della straordinaria forza delle parole.

Il confiteor intimo e intenso di Piergiorgio PaterliniAUTORE : Piergiorgio Paterlini

TITOLO : CONFITEOR

EDITORE : Piemme

PAGG. 336             EURO 20,00 (versione eBook euro 10,99)

 

 

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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