Giulietta Fabbo sulle orme delle saghe familiari

Giulietta Fabbo sulle orme delle saghe familiari

 Giulietta Fabbo, avellinese, è laureata in Lettere Classiche e insegna Materie Letterarie, Latino e Greco presso il Liceo Classico “Pietro Colletta” di Avellino.

La sua passione per l’archeologia si è espressa nella stesura di schede tecniche interne al volume “NOTARCHIRICO 500.000 anni fa” a cura di M. Piperno.

In qualità di archeologa preistorica ha inoltre lavorato presso la Soprintendenza Speciale al Museo Preistorico Etnografico Pigorini di Roma e presso l’area archeologica US Navy di Gricignano di Aversa (CE).

Per il suo primo romanzo, però, ha scelto un contesto storico prossimo al presente, il secolo XX, il secolo breve secondo la definizione dello  storico britannico Eric Hobsbawm.

“L’albero di nespole” segue infatti i cambiamenti e le trasformazioni sociali di una famiglia originaria dell’Italia meridionale nello scorrere di quegli anni.

Momenti felici si alternano a situazioni drammatiche, affetti profondi vengono soffocati nel tentativo di dare spazio a legami di convenienza, la vita scelta e la vita imposta si avvicendano sistematicamente.

Giulietta Fabbo: un secolo, una famiglia

L’albero di nespole è una pianta che diventa simbolo della vita che scorre salda, che si reinventa di fronte alle difficoltà, che ritorna ciclicamente alle sue origini.

Giovanni Verga è stato il primo a identificare in questa pianta un’efficace simbologia: la sua famiglia Malavoglia ha posseduto la casa del nespolo quando era unita e consapevole, l’ha persa a fronte del crollo economico e l’ha riacquistata appena possibile.

Giulietta Fabbo richiama nel suo racconto le epopee familiari, le saghe che si sviluppano in centinaia di pagine,  riducendole però all’osso, in un processo di sottrazione costante.

Narrare un secolo come il Novecento dalla Grande Guerra sino al giro di svolta del millenio implica tenere conto di così tanti cambiamenti da immaginare lo stordimento di chi, in quel momento, li viveva sulla propria pelle.

Nel piccolo paese di Prata le famiglie come i Barbarisi e i Belfiore si trovano ad affrontare capovolgimenti economici e sociali portati dalla prima guerra mondiale, dalle epidemie che la accompagnarono, dalla dittatura che ne derivò.

Ogni microcosmo familiare è interessato ai cambiamenti, che si tratti di famiglie poverissime o in minore difficoltà economica.

Il Novecento ci ha consegnato guerre e dittature, spesso raccontate dal punto di vista dei potenti, degli uomini nelle stanze dei bottoni che delle possibili vittime civili sembravano non tenere conto.

Il romanzo di Giulietta Fabbo ribalta l’ottica e cerca il punto di vista dei più fragili, che si sono trovati a fare scelte difficili motivate esclusivamente dall’amore.

Ninetto, simbolo dell’urgenza dei cambiamenti

Entrando nel merito del romanzo ci si rende immediatamente conto di dover tenere presente uno scostamento temporale scandito dai diversi capitoli.

Si passa dal più remoto passato al presente in rapida alternanza: da una parte ci sono le vicende al presente del protagonista Ninetto, dall’altra si ha il recupero di quelle che hanno portato alla sua nascita, alla sua crescita, al suo diventare un migrante.

Teresa, la madre di Ninetto, ha povere origini contadine, come quasi tutti gli abitanti di Prata.

Suo padre Giuseppe, invece, si colloca a un livello sociale più alto, essendo figlio di un  funzionario delle poste e avendo potuto avere un’adeguata scolarizzazione.

Dal loro amore osteggiato ma caparbiamente difeso nasce Ninetto, figlio della vergogna in quanto nato prima del matrimonio.

A nove anni per lui si apre una nuova prospettiva di vita, un cambiamento epocale: lascerà Prata, la sua famiglia e il suo piccolo mondo per andare in America con i suoi zii, che non hanno figli.

Giuseppe ha creduto di fare un grande dono al figlio, una vita diversa dalla sua, fatta di stenti, di miserie e di guerra.

La casa del nespolo non vede più la spensieratezza del primogenito, la sua voce non risuona più tra le mura in cui Teresa pensa di impazzire per il dolore di quella separazione.

Sarebbe dovuto essere un luogo d’elezione: “adiacente alla costruzione era parte integrante della proprietà un bellissimo giardino con un albero di nespole che sarebbe diventato presto il luogo eletto da Giuseppe per le sue meditazioni e i suoi riposi pomeridiani “.

Giulietta Fabbo racconta il viaggio della vita di Nino

Mentre a Prata suo padre e sua madre affrontano una nuova devastante guerra con tutte le sue drammatiche conseguenze, Nino comincia una nuova vita in Florida, con agi che nemmeno aveva mai immaginato.

I contatti con Prata consistono in rare lettere che impiegano mesi ad attraversare l’Oceano, relegando nell’oblio la vita precedente.

Per il suo protagonista Giulietta Fabbo sceglie la strada del self made man, dell’uomo che investe tutto il suo potenziale per raggiungere la meta prefissata.

E’ un percorso possibile per Nino, non certo per i fratelli e le sorelle rimaste in Italia.

L’America vive una guerra diversa, percepita come cosa lontana se non si hanno figli al fronte.

Nel Nino diventato un marines non resta traccia del piccolo Ninetto, ma tutti gli anni trascorsi lontano si annullano nell’abbraccio di sua madre quando ha la possibilità di tornare a Prata per la prima volta.

C’è tanto amore in quell’abbraccio, che lo porta a capire finalmente perché il suo destino è legato agli Stati Uniti.

Il racconto che Giulietta Fabbo fa degli anni del dopoguerra subisce una forte accelerazione, le vite dei componenti della famiglia Belfiore trovano una rapida collocazione, forse sin troppo sintetica.

Il progresso, ultimo forte motore narrativo

E’ il progresso in ogni campo a diventare protagonista della parte finale del romanzo, quella che Nino considera la terza fase della sua vita.

Si innamora, si sposa, diventa padre e accoglie con favore tutti cambiamenti che rendono meno lontana la sua famiglia, che ogni tanto rivede , ma a cui non riesce a perdonare la sofferenza patita nei primi anni in America.

Il terremoto del 1980 in Italia e una imprevedibile tragedia familiare  chiudono per sempre il cuore dei Belfiore, lasciano Giuseppe e Teresa in balia degli eventi.

Il nespolo del giardino non vede più gioia in quell’anziana coppia, ma solo una sofferenza tanto intensa da portarli verso la follia e la morte.

Il nuovo millennio porta con sé l’abbattimento dei confini e delle distanze, Nino può gioire del viaggio in America di Rosa, la sorella che ha sempre mantenuto con lui un contatto epistolare, che lo ha legato per sempre anche a Prata.

E’ un cerchio che si chiude, con un ricongiungimento che permette a entrambi di fare pace col passato e sperare che  ci siano ancora giorni a venire in cui parlarsi, raccontarsi, scoprirsi cinquant’anni dopo la partenza di Ninetto.

Mentre la famiglia Belfiore si è ormai dispersa in tanti rivoli, l’unico saldo sulle sue radici resta il nespolo, nel giardino della vecchia casa ormai abbandonata.

Tutto è cambiato, del passato restano ricordi spesso sbiaditi: ma ciascuno ha trovato la sua strada, nessuno è rimasto indietro, a tutti la vita ha regalato piccole felicità e grandi storie e il testimone passa ora ai discendenti, forti dell’esempio di una famiglia coraggiosa.

Giulietta Fabbo sulle orme delle saghe familiariAUTORE : Giulietta Fabbo

TITOLO : L’albero del nespolo

EDITORE : PAV  Edizioni

PAGG. 174       EURO  14,00

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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