Chiara Francini, storia di una vita straordinariamente normale

Chiara Francini, storia di una vita straordinariamente normale

Chiara Francini, toscana verace orgogliosa delle sue radici, ha scritto la sua prima autobiografia, “Forte e Chiara”.

La prima perché ha soltanto quarantaquattro anni e ha di fronte tutto il tempo necessario per metterne in cantiere almeno una seconda.

D’altra parte è lei stessa a rimarcare questo aspetto nel momento in cui sottotitola il suo lavoro Un’autobiografia, usando un articolo indeterminativo che non lascia dubbi.

Il suo modo di essere, di porsi nella relazione con gli altri – che si tratti di scrittura, di cinema, di teatro o di spettacolo televisivo – parla di una ragazza determinata, ironica e volitiva.

Non esita a rompere gli schemi prefissati, a ribaltare i paradigmi, a sorprendere: dunque, questa non è che una delle sue divertenti boutade.

Chiara Francini dalla culla al palcoscenico

Alcune volte ci pare che Chiara Francini faccia parte di quelle cattive ragazze che forse non andranno in Paradiso ma sono state dappertutto e si sono divertite molto, come ci ricorda la scrittrice Ute Ehrhardt.

La sua autobiografia non poteva che riflettere questo pensiero.

Lontana dai racconti accademici volti a celebrare il protagonista, la narrazione procede spedita tra colpi di testa e decisioni irreversibili, anche se non condivise.

Di una cosa si ha la certezza: opporsi al volere di Chiara Francini è come cozzare contro un muro, perché questa ragazza estremamente volitiva non accetta dei no che la possano ostacolare.

È la storia di una ragazza come io:  un’espressione apparentemente strana, sgrammaticata, sbagliata, diversa, ma è la storia di Chiara, a cui questi aggettivi calzano come un abito di alta sartoria.

E’ la storia di un cammino caparbio partito dalla provincia per arrivare al successo, quello di oggi, mai dato per scontato.

Per raccontarsi, Chiara Francini ha scelto non soltanto la sua voce, ma anche quella di chi ha accompagnato la prima parte della sua vita, riportando pari pari i ricordi altrui.

Coautrice onnipresente sempre lei, Sara Rastrelli, la mamma.

Lo si è detto: l’alterità di questa autobiografia è cifra distintiva.

Una strada  a senso unico

Nuotava ancora nel suo mare nostrum, il liquido amniotico della mamma, quando il suo destino imboccava una strada a senso unico, difficile ma soddisfacente.

Scuola elementare: il desiderio di primeggiare sempre, anche a scapito dei compagni, anche agendo da furbacchiona, e poi la scrittura già ricca, ironica e bella.

Nessun dubbio sul fatto che la piccola Chiara Francini avesse già modellato il suo carattere forte e sicuro.

Come tanti coetanei viveva coi nonni, a cui sono dedicate pagine dense di affetto, dato che i genitori lavoravano entrambi.

Una vita di certo più bucolica di quella da vivere nel condominio di Campi Bisenzio, dove però c’erano le amiche, quelle del cuore, quelle che lasciano nelle pagine del libro i loro ricordi su Chiaretta.

Le amiche sono quelle al fianco di Chiara nelle sue prime ribellioni, come andare in discoteca all’insaputa di sua madre, con gli abiti giusti tenuti nascosti.

Un’attrice anche in questo, ecco perché pare che il suo destino fosse segnato.

Benchè al suo esordio sul palcoscenico della scuola elementare le avessero affidato il ruolo di Santa Caterina interpretato magistralmente, non era il misticismo a spingerla a recitare anche nella vita , bensì la ribellione.

Chiara adolescente, amici e compagni di scuola

Nell’adolescenza è allieva del liceo della borghesia fiorentina, in cui il confronto quotidiano è tra una ragazza del contado che vuole apparire diversa e le compagne della città, che fingono di non apparire ricche.

Un gioco delle parti fallimentare per tutti.

Ne è esempio l’amicizia con una compagna dal nome roboante, Maria Vittoria Ortolani di Saint Bernadette, ricca fin dall’ecografia.

Da lei, dagli insegnanti, da un sistema scolastico che separa ricchi e proletari, Chiara dice di aver imparato il sentimento più forte, il motore dell’universo: l’odio.

Nel racconto di questi anni c’è tutta l’ironia di Chiara Francini, capace di trasformare profondi disagi adolescenziali in ricordi che non fanno più male e diventano divertenti.

Il salto nell’adultità di Chiara Francini

“Ero stata scelta per interpretare Sally, la petulante sorellina di Charlie Brown. È stato il mio primo ruolo importante. Avevo un abito trapezoidale fucsia con dei grossi pois bianchi e i capelli biondi. Molto. Lunghissimi e ricci. Molto. E dei mutandoni. E le All Star fucsia. Avevo vent’anni.”

Comincia così la storia della Chiara Francini che noi conosciamo.

Da quella interpretazione in Noccioline di Fausto Paravidino, un testo che legge la realtà del presente attraverso i personaggi di  Schulz, è tutto un crescendo.

Nella sua adultità, iniziata al teatro della Limonaia, a Sesto Fiorentino, troviamo di tutto, dalla televisione con Marco Giusti al cinema con Pieraccioni e Spike Lee, Fausto Brizzi e Alessandro Genovesi, solo per  citarne alcuni.

A teatro è protagonista dello spettacolo teatrale Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg, in cui sono affrontate tematiche a lei care e in cui dimostra di saper passare da un genere all’altro con la stessa intensità.

Sotto il successo però c’è una trama intessuta di momenti positivi alternati ad altri negativi, come le difficoltà economiche del tempo trascorso a Roma per potersi affermare.

Un solo pasto al giorno per risparmiare, la casa condivisa in ogni spazio, gli aut aut paterni sono stati passaggi ostici, ostacoli davanti ai quali Chiara Francini non ha mai dubitato di dover saltare al di là senza esitare.

Il grande pubblico la conoscerà mediante la televisione e come testimonial di Dolce e Gabbana.

Scrivere, che passione

Torna però prepotente il piacere della scrittura, quello che faceva scrivere alla Chiarina i bei temi che la mamma leggeva alle amiche.

Ed ecco i libri, di cui questa autobiografia rappresenta il quinto e ultimo (per ora, ovviamente) tassello.

Tutto l’insieme della sua attività è caratterizzato da un principio morale a cui Chiara Francini non è mai venuta meno.

“Cominciai a costruire le mie piccole cose, il teatro, progetti che partivano da me, che io annaffiavo, concimavo e vedevo crescere o morire. Ma se vivevano era merito mio, e allora gioivo; se morivano era colpa mia, allora frignavo. E questo mi ha pacificato, perché era tutto mio.”

Il successo non ha mutato il suo modo di vedersi e ancora oggi si considera felicemente un’arricchita, una provinciale, una paesana, una parvenu.

Il suo sguardo pungente sa posarsi sul mondo con acume e la porta a una ilare tassonomia sociale, dove i poveri, i Mancini e i Sinistri trovano il loro posto.

Arrivata alla fine dell’autobiografia Chiara Francini è catapultata nel presente, nei giorni scomodi che la vedono combattere e ragionare sul tema della maternità.

E’ un altro tassello della sua vita, ma di questo leggeremo, forse, in un libro che la Chiara ormai anziana deciderà di scrivere, con la stessa ironia, con lo stesso sarcasmo, con la stessa attenzione a ciò che sta dentro e ciò che sta fuori di noi.

Per ora, va bene così.

Una donna è capace di liberare anche quando non è libera.

 Ed è questo il suo miracolo.

Chiara Francini, storia di una vita straordinariamente normaleAUTORE : Chiara Francini

TITOLO : Forte e Chiara

EDITORE : Rizzoli

PAGG. 228     EURO 17,00 (versione eBook euro 7,99)

 

 

 

 

 

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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