Benjamin Myers, quando l’orrore si cela tra la natura sconfinata

Benjamin Myers, quando l’orrore si cela tra la natura sconfinata

Benjamin Myers, scrittore e giornalista britannico, si è diviso tra la natia contea di Duhram e la città di Londra.

Nonostante gli inizi non facili, è oggi autore di narrativa, saggistica, poesia e giornalismo e i suoi romanzi sono stati tradotti in dieci lingue.

Di lui la rivista musicale britannica LOUD & QUIET ha scritto che il suo primo noir “Blu come te” è bello, oscuro e ipnotico. Come ci si aspetta da Myers, il paesaggio e la natura giocano un ruolo importante nel libro, fornendo la tela grezza su cui dipinge ancora un altro avvincente, oscuro ritratto dell’umanità, e nel processo si dimostra uno dei nostri personaggi più avvincenti. scrittori interessanti e originali.

Difficile contraddire queste parole dopo la lettura del romanzo, nelle cui pagine l’orrore di cui l’uomo sa essere capace si nasconde dietro un perbenismo di facciata.

Con un’azione non eclatante ma metodica, sistematica, Benjamin Myers la demolisce mattone dopo mattone, portando allo scoperto i lati oscuri dell’umanità, le sue bieche pulsioni.

“Blu come te” è il primo romanzo della Saga del crimine del Nord, a cui ha fatto seguito “Giorni sempre più bui”.

Entrambi si pongono come page turner, romanzi che si leggono tutti d’un fiato grazie alla loro capacità di coinvolgimento.

I paesaggi di Benjamin Myers

Non è la caotica capitale britannica a fare da sfondo a “Blu come te”, bensì il paesaggio del Nord, di una regione come lo Yorkshire in cui misteri e menzogne trovano infiniti nascondigli.

La brughiera, carica dei suoi segreti, sembra essere il miglior luogo deputato a questa funzione.

La natura appare potente, minacciosa ma densa di fascino, impenetrabile nei suoi gelidi inverni.

Il terreno scosceso, la torba che nasconde cavità e avvallamenti, i boschi intricati, la piogge e la neve che scendono impietose sono il frutto della natura, ma il lavoro dell’uomo ha fatto il resto.

La costruzione di un bacino idrico ha richiesto il sostegno di canali di scolo e di tunnel sotterranei noti solo ai pochi residenti del luogo disposti ad avventurarsi tra la nebbia e il gelo.

Spesso il paesaggio è avvolto da un silenzio assordante per chi non sia abituato, rotto solo dal ronzio di sottofondo delle pale eoliche.

Le minuziose descrizioni dell’autore lasciano ben poco spazio alla fantasia del lettore, costretto a scendere negli inferi insieme ai personaggi, passo dopo passo, alla scoperta di luoghi imprevedibili.

E’ proprio qui, in un piccolo paese come tanti altri della regione, che viene mandato il detective Jim Brindle a indagare sulla scomparsa di una ragazza, Melanie  Muncy, forse rapita, forse fuggita volontariamente.

Ma è inverno, indagare è reso difficile dal terreno gelato, dall’abbondante nevicata che sommerge ogni cosa, ogni traccia nei giorni di Natale e non permette al meticoloso Brindle di arrivare a un concreto risultato.

Un’umanità variegata per Benjamin Myers

Brindle viene dall’unità investigativa chiamata la Cella Frigorifera, dove si cerca di dare giustizia a tutte le vittime, anche a quelle dimenticate.

I grandi casi richiedono grandi uomini, ossessivi, pragmatici e scientifici come Brindle, dediti alla soluzione dei casi peggiori, quelli in cui non è rimasta traccia alcuna di umanità.

Non appena il detective giunge nell’alberghetto ai piedi della valle dove risiederà in attesa di affrontare e risolvere il caso, capisce che intorno a lui si muove un’umanità bizzarra, insolita, spesso anche inquietante.

Straniero come lui è anche Roddy Mace, un giornalista aspirante scrittore che ha lasciato la capitale per venirsi a rifugiare in questa landa, rinunciando a una brillante carriera in cerca di un ritorno alla normalità.

Tra i due non c’è empatia iniziale, ma col tempo che passa, con la verità sempre più occultata, con i conti che non tornano entrambi si adatteranno alla collaborazione, con uno sforzo maggiore da parte di Brindle.

Non è sua consuetudine lavorare insieme ad altri, conduce in solitaria le sue riflessioni, le sue indagini e le sue analisi, ma il caso inizialmente ristretto alla piccola comunità assume via via dimensioni sempre maggiori, sino a trasformarsi in una bomba a orologeria pronta a deflagrare.

Di Melanie si sono perse completamente le tracce e il lettore ne conosce il motivo sin dalle prime pagine, senza che restino dubbi.

Ma Mace e Brindle non lo sanno, così come la piccola comunità.

Eppure c’è reticenza, rifiuto da parte della polizia locale e degli uomini del posto, come se si fosse a conoscenza di meccanismi che agiscono sotto la superficie e non devono essere portati alla luce.

Senza contare, poi, la presenza di personaggi del calibro di Steven Rutter, un uomo violento e disperato che vive con la madre, i cani, i maiali e le galline in una casa isolata, tra sporcizia e ignoranza.

Conosce come nessun altro la brughiera, una natura per lui né minacciosa né ostile, ma fidata compagna.

Il suo contraltare può essere Ray Muncy, il padre di Melanie, un ricco possidente altero e spocchioso che stona col contesto e viene considerato un possibile responsabile della scomparsa della figlia.

Per Brindle un mondo sconosciuto da indagare, per Benjamin Myers la possibilità di scendere sino alla bocca dell’Inferno, tra uomini che hanno perso il senso del limite e della misura, coinvolti in un orrore senza fine.

La valle è il punto di partenza, poi il Male scivola verso la città, dove appare incredibilmente amplificato nella sua essenza, ma molto più difficile da individuare e scardinare.

Una vicenda sullo sfondo e lo sfondo in primo piano

Insolito il modo in cui Benjamin Myers dipana la vicenda.

La vittima che risulta definita come tale  sin dalle prime pagine, l’assassino che si svela molto prima che la storia si concluda, il detective che non riesce a sbrogliare la faccenda nonostante la sua abilità, un finale che lascia al lettore lo spazio dell’immaginazione.

In realtà la scomparsa di Melanie è lo spunto del racconto, l’incipit dell’indagine, ma poi passa in secondo piano, lasciando spazio alla spirale del male di cui è protagonista la comunità.

Vittima e assassino sono un sasso lanciato nello stagno, quando Brindle e Mace riescono a trovare un bandolo, srotolare la matassa diventa inevitabile.

Ciò che era sullo sfondo diventa preminente.

Ogni personaggio, dal capo della polizia a un noto conduttore televisivo, posa forzatamente la maschera e si mostra per quel che è, orribile interprete di un presente ignobile.

Le ignominie, gli illeciti, i patti segreti, i ricatti: tutto emerge dalle acque cupe della comunità, in attesa che le acque vere del bacino idrico possano forse dare la risposta tanto attesa.

Nessuna perversione sembra essere stata risparmiata alle vittime della storia, nessuna brutale descrizione è risparmiata a noi lettori.

Per capire cosa c’è nel torbido bisogna inmmergercisi: è così che Benjamin Myers ci accompagna verso la soluzione finale, quella che vede Mace e Brindle alleati, trasformati nella  squadra che si troverà ad affrontare i giorni sempre più bui.

Benjamin Myers, quando l’orrore si cela tra la natura sconfinataAUTORE : Benjamin Myers

TITOLO : Blu come te

EDITORE : Bollati Boringhieri

PAGG. 396          EURO 16,50    (versione eBook euro 9,99)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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