Vivere nel verde della natura migliora davvero la nostra vita?

Vi siete mai soffermati a guardare con ammirazione un tramonto?

O a passeggiare avvolti dal silenzio in un bosco?

O ancora, a sentirvi così piccoli, eppure così completi, davanti al cielo stellato?

La vita nel verde, o a contatto con la natura, non è di certo una scoperta del nostro tempo: anzi, al giorno d’oggi quella che sta avvenendo è proprio una riscoperta.

Possiamo tornare indietro di 2000 anni, quando il poeta latino Publio Virgilio Marone scriveva le “Bucoliche“, un insieme di componimenti brevi che idealizzano la vita agreste e dei pastori, per comprendere quanto l’uomo ne sia sempre stato affascinato.

Ma i benefici di una vita a contatto con la natura sono tangibili? Ne abbiamo veramente bisogno?

Spazi verdi e specchi d’acqua: come la natura aiuta a scongiurare il disagio psicologico negli anziani

Gli studi continuano a dimostrare che la natura ha un effetto antistress sulle persone.

Infatti, nuove scoperte hanno confermato ciò che sapevamo, e hanno rivelato che vivere più vicino alla natura può aiutare a scongiurare il disagio psicologico.

vivere nella naturaI ricercatori della Washington State University riferiscono che vivere più vicino sia agli spazi verdi (aree all’aperto, parchi, foreste) sia agli spazi blu (mare, laghi), può ridurre il rischio di provare un grave disagio psicologico tra gli anziani. Questo trauma porta spesso a un lieve deterioramento cognitivo e all’insorgenza di demenza.

Il team di ricerca dell’Università sopracitata ha utilizzato i dati originariamente raccolti dal censimento degli Stati Uniti e dai Centers for Disease Control and Prevention, nel tentativo di identificare la connessione tra demenza e la vita trascorsa vicino agli spazi verdi o blu.

Per questo studio, gli spazi verdi includevano tutti i vicini parchi pubblici, giardini e persino cimiteri. Gli spazi blu includevano qualsiasi specchio d’acqua, come un lago, un bacino idrico, un grande fiume e l’oceano.

Ogni partecipante allo studio ha completato un sondaggio per valutare i propri livelli di disagio psicologico.

I partecipanti hanno risposto a domande riguardanti quanti giorni non sono stati in grado di lavorare a causa del disagio psicologico, quanti giorni la loro produttività è stata dimezzata dal disagio e quante volte hanno cercato un aiuto professionale.

Complessivamente, il 70% viveva entro 800 metri da uno spazio verde e il 60% viveva entro 800 metri da uno spazio blu. Coloro che vivevano entro 800 metri da spazi verdi o blu avevano un rischio inferiore del 17% di grave disagio psicologico rispetto alle persone che vivevano più lontano.

Come ridurre lo stress? Basta un’ora nella natura

È sufficiente anche solo un’ora trascorsa in mezzo agli alberi, per ridurre lo stress a livello cerebrale. Lo dimostra uno studio realizzato dai ricercatori del Max Planck Institute for Human Development di Berlino e pubblicata su Molecular Psychiatry di Nature. I ricercatori hanno registrato, con la risonanza magnetica funzionale (fMRI), i cambiamenti del cervello in tempo reale.

A 63 volontari adulti sani di età compresa tra 18 e 47 anni, che non conoscevano l’obiettivo dello studio, è stato chiesto di compilare questionari, eseguire un compito di memoria di lavoro e sottoporsi a scansioni di risonanza mentre rispondevano a domande, alcune delle quali erano progettate per indurre stress sociale.

I soggetti dello studio sono stati quindi assegnati in modo casuale a due gruppi: uno avrebbe dovuto fare una passeggiata di un’ora in un ambiente urbano (un vivace quartiere dello shopping di Berlino), l’altro in uno naturale (la foresta di 3.000 ettari di Grunewald, sempre a Berlino).

Nelle persone che hanno fatto un’ora di passeggiata nei boschi, le scansioni fMRI hanno mostrato una ridotta attività nell’amigdala, una piccola struttura al centro del cervello coinvolta nell’elaborazione dello stress, nell’apprendimento emotivo e nella risposta di lotta o fuga e che si attiva, appunto, in situazioni stressogene.

Ecopsicologia: la chiave per riconnettersi con se stessi

L’Ecopsicologia è una disciplina nata alla fine degli anni ’80 negli Stati Uniti. Trova la sua essenza proprio a partire dai numerosi studi che hanno dimostrato un legame tra la vita a contatto con la natura e il benessere psico-fisico che ne consegue.

natura ecopsicologia
Andrea Borla

“L’Ecopsicologia, attraverso la ri-connessione con la natura, aiuta le persone a ritrovare il proprio centro, a trovare risposte, e a far tacere quel malessere che spesso non si sa nemmeno definire”, spiega Andrea Borla, facilitatore di consapevolezza e spiritualità specializzato in psicologia naturale, collaboratore della Scuola di Ecopsicologia Ecopsiché.

Pensiamo alla vita che molti di noi conducono ogni giorno. Sveglia, macchina e mezzi pubblici, ufficio, il tutto rigorosamente incorniciato dal panorama di grigi edifici e smog.

Proprio per questo motivo, la gita in montagna, al lago o al mare, sembra quasi ‘un’evento’.

“Lo stile di vita urbano porta a scollegarsi da noi stessi e dal nostro io più profondo. È necessario cambiare ‘frequenza’ per poterci ascoltare e permetterci di capire ciò di cui abbiamo realmente bisogno. Infatti, c’è qualcosa di atavico e ancestrale che ci collega alla natura, non dobbiamo dimenticarlo”, continua Borla.

L’Ecopsicologia, semplificando, si articola in 3 punti: centering, tuning, e widening.

  1. Centering: il punto di partenza è trovare il proprio centro, con la consapevolezza che ‘l’io’ di ognuno di noi è una complessità unica.
  2. Tuning: la sintonizzazione tra il nostro ‘io’ e quello degli altri, che inevitabilmente predispone all’apertura verso il prossimo.
  3. Widening: aprire il nostro orizzonte a ciò che sta oltre. Fatta esperienza del nostro io e di quello degli altri individui, ci accorgiamo di essere figli della stessa terra e dello stesso cielo.

La parola d’ordine, quasi sacra, è condivisione. Per esempio, anche la spiritualità viene vissuta come facevano i Nativi Americani -io ti racconto la mia idea del Grande Spirito e tu mi racconti la tua-, senza giudizio, né interpretazione”, spiega Borla.

Il disagio trasversale delle nuove generazioni

“Spesso, parlando con molte persone -continua Borla- mi capita di pensare che il modello di società odierno abbia fallito. Preoccupazioni per un futuro sempre più incerto, promesse non soddisfatte che diventano fonte di grande disagio personale. Nella società dell’ego, contraddistinta dal voler per forza diventare qualcuno, guadagnare, apparire, non troviamo realmente il nostro posto e perdiamo noi stessi. Quando arriviamo a comprendere che siamo noi stessi parte della Natura, e che andiamo benissimo come siamo, abbiamo fatto un primo e fondamentale passo avanti”.

Un semplice ‘esercizio’ adatto a tutti

A molti di noi sarà capitato di sperimentare condizioni di malessere che non riusciamo a definire.

A meno che non si tratti di patologie croniche che richiedono l’intervento di un esperto, come per esempio la depressione, tutti noi possiamo provare un semplice esercizio.

“Il malessere va accolto e accettato come campanello d’allarme che qualcosa non stia andando come dovrebbe. Provate semplicemente a togliere le mani dal volante, a raggiungere lo spazio verde che più vi aggrada e, dopo esservi tolti le scarpe, semplicemente: state. Sarà sorprendente vedere come nel silenzio della natura che vi circonda sarete in grado di quietare il rumore che vi sovrasta da dentro, e magari, riuscire a comprendere cosa vi crea disagio e preoccupazione“, conclude Borla.

Gli ioni negativi: una ‘boccata d’aria’ di benessere

natura marinaL’aria è naturalmente ionizzata (più o meno carica di elettroni), in equilibrio tra ioni positivi e negativi negli ambienti naturali.

Negli spazi naturali più puri possiamo trovare grandi quantità di ioni negativi: ai piedi delle cascate, per esempio, lo scroscio delle gocce d’acqua libera elettroni (un fenomeno fisico chiamato effetto Lenard) che ionizzano l’ossigeno.

Contrariamente a ciò che suggerisce il termine ‘negativi’, alcuni studi hanno dimostrato che gli ioni negativi sono benefici per la nostra salute: migliorano la qualità del sonno, l’ossigenazione dei tessuti, la concentrazione, l’umore, e rendono persino meno vulnerabili allo stress.

Gli ioni negativi hanno anche la particolarità di purificare l’atmosfera dalle particelle inquinanti.

L’aria salata del mare, molto più pura dell’aria urbana, ha un numero di germi 100 volte inferiore. Ecco svelato il perché sono in molti a sostenere che al mare ‘si respiri meglio’.

 

 

 

Copertina: Foto di Chait Goli: https://www.pexels.com/it-it/foto/barca-a-vela-verde-e-marrone-1796727/

Foto di Lisa Fotios: https://www.pexels.com/it-it/foto/alberi-a-foglia-verde-sotto-il-cielo-blu-1662145/

Foto di Fabian Wiktor: https://www.pexels.com/it-it/foto/mare-994605/

About Umberto Urbano Ferrero

Umberto Urbano Ferrero, collaboratore - Torinese d’origine, cittadino del mondo per credo. Laureato in Lettere moderne, ama l’arte in tutte le sue forme e viaggia per conoscere il mondo, oltre che se stesso. Umberto è appassionato di sport e Urbano, al contrario di ciò che l’etimologia suggerisce, apprezza la vita a contatto con la natura. Ritiene la curiosità una delle principali qualità in una persona, caratteristica essenziale per guardare il mondo da più angolazioni.

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