Fiabe, attenzioni per i bambini: per rilassarsi e scacciare la paura

Fiabe, attenzioni per i bambini: per rilassarsi e scacciare la paura

Fiabe, favole, storie, racconti. Nelle mille sfaccettature che distinguono un genere dall’altro, si svolge tutto un mondo immaginario. Indugiamo un momento “nei pensieri dei bambini, con la luna, nel buio dei cortili”. Muoviamoci nell’universo dei più piccoli. Hanno piccole emozioni, piccole sensazioni? No, perché le provano per la prima volta. Gigantesche, dunque. Alcuni libri forniscono un antidoto ai fattori negativi che possono colpire il loro animo e prestano attenzione a questo ambito da percorrere a spanne, “con le manine piccole”. A partire da storie e fiabe.

Fiabe, attenzioni per i bambini: per rilassarsi e scacciare la paura Le fiabe che rilassano

Le fiabe che rilassano è stato scritto da Gisela Eberlein, per i tipi di red!, ed è reperibile in brossura al prezzo di dodici euro. Propone il training autogeno, al fine di favorire la tranquillità e il benessere dei bambini. Le fiabe, dunque, possono essere utilizzate come strumento terapeutico.

Parliamo di una tecnica di rilassamento che si basa sulla ripetizione di frasi particolari: essa porta “a uno stato di calma, a una benefica quiete interiore, a un completo benessere psicofisico”. Semplici, divertenti e fantasiose storie sono raccolte in un volume e permettono ai fanciulli di visualizzare le emozioni, scaricare le tensioni e infine, raggiunta la distensione, superare positivamente le difficoltà che incontrano. La seconda parte del testo è dedicata appunto alle storie di fantasia: è ”l’essenza stessa dell’opera, che individua la favola come la via verso il training autogeno, e si rivolge direttamente ai bambini.

Ecco come ovviare a problematiche legate all’apprendimento, alla concentrazione, alla socializzazione. E ancora: abbiamo qui un metodo che muove contro disturbi comportamentali come balbuzie, attacchi d’asma, enuresi, paure, fobie, stress. Ecco che, proprio con le fiabe, il training autogeno si inserisce nel mondo fantastico del bambino, che impara più facilmente gli esercizi e li esegue di buon grado. Casi seguiti dall’autrice permettono di comprendere al meglio i metodi applicati. La fiaba si fa esercizio.

Ecco le storie scacciapaura

Sempre edito da red!, un testo che si propone, con le storie narrate ai fanciulli, di sconfiggere la loro Fiabe, attenzioni per i bambini: per rilassarsi e scacciare la paurapaura. Lo ha scritto Marta Sala, affiancata mirabilmente dall’illustratrice Marcella Grassi. Pensato “Per crescere sereni e imparare a superare le difficoltà”, il testo è stato pensato dall’autrice a partire dal rapporto con i propri figli e dalla loro “irrefrenabile voglia di crescere e di scoprire il mondo, la loro incolmabile curiosità e il loro desiderio di imparare”. La curiosità è una scintilla: una scintilla contagiosa. Una forza propulsiva.

Secondo le parole della scrittrice, si è trattato del motore che ha innescato in lei un processo di elaborazione di fantasie colorate, messe nero su bianco per il puro piacere di farlo. E’ la fantasia del bambino che si innesta nell’adulto, rendendolo simile a sé e permettendo che si metta in discussione. Abbiamo raggiunto e intervistato Marta Sala. Ecco le sue parole.

Al giorno d’oggi raccontare favole a un bambino è una delle poche attività che richiedono ancora un rapporto e un contatto diretto con il proprio interlocutore. In un mondo sempre più “virtuale”, che ruolo ha la voce? E l’espressione del viso?

Il contatto fisico con l’adulto è la prima modalità di scambio che il bambino esperisce: fin dal grembo materno, per non parlare dell’accudimento neonatale, il bambino è totalmente avvolto da una presenza rassicurante quanto tangibile. Il bambino cresce in questa dimensione ed il solco creato si approfondisce. Nonostante la presenza sempre più pressante del “mondo virtuale“, si può mantenere viva e attiva proprio questa modalità fisica. Durante la lettura di storie e favole la voce e il volto del lettore creano una continuità con quella dimensione. Nelle favole, ad esempio, la voce “grossa” ed il volto arrabbiato quando si leggono frasi appartenenti a streghe e orchi; la voce acuta e il volto spaventato quando, invece, si diventa la principessa in difficoltà; infine, la voce dolce ed il volto disteso quando arriva il lieto fine. Toni e viso diventano uno specchio di quei sentimenti, quelle emozioni e quelle preoccupazioni che il bambino avverte nell’ascolto, ma che fatica a mettere in parola. Diventano il filo che collega ciò che prova “nel suo cuoricino” con il mondo adulto della comunicazione verbale. Una postura che i bambini amano per l’ascolto delle storie è coccolati e protetti nel grembo del lettore, mentre insieme si guarda il libro nella stessa direzione.

Quali strumenti acquisisce un bambino ascoltando favole? In che modo viene influenzato il suo percorso di crescita attraverso il racconto?

Le favole e le storie in generale presentano al bambino uno scenario immaginario talvolta impensabile, spesso ricco di colpi di scena. La storia è per definizione una metafora della vita: rappresenta, quindi, in maniera non reale aspetti e vicissitudini della vita quotidiana. Attraverso queste metafore il bambino scopre e rafforza le proprie risorse interne in un terreno neutro, così da averle pronte quando serviranno realmente. Sì, perché la storia può elicitare sentimenti, paure ed emozioni anche negative, ma vengono provate dal bambino al sicuro nell’abbraccio dell’adulto che legge, protetto da quella presenza rispecchiante e rassicurante. Le storie regalano un confronto tra dinamiche interne (ciò che si prova) ed esterne (vedere come reagisce l’adulto): da questo confronto il bambino può aumentare la propria autostima valutando quanto la propria interpretazione si discosta da quella dell’adulto. In ogni caso aumenta la quantità di strumenti della propria personale e sempre in crescita cassetta degli attrezzi, bagaglio esperienziale ed emotivo che porterà sempre con sé.

In quale maniera il bambino interagisce con chi racconta? E’ abbastanza comune che abbia degli aneddoti personali da condividere sull’argomento che viene trattato?

Il bambino chiede e interroga, ipotizza e crea certezze. Chiunque abbia esperienza di letture a bambini sa perfettamente che le storie, specialmente quella preferita, non può subire variazioni di qualunque sorta! Attraverso l’anticipazione degli aneddoti che vengono letti (proprio perché conosciuti), nel bambino si sedimenta sempre di più la consapevolezza di essere in grado di affrontare il mondo con gli strumenti corretti. Spesso il bambino interagisce con le storie portando fatti conosciuti, realmente accaduti o sentiti. Il fatto che li colleghi al racconto che sta ascoltando implica una introiezione delle vicende, un ascolto attivo, un accenno al suo personale modo di rielaborare l’evento reale “alla luce dei fatti”!
L’arte del racconto si serve di “trucchi” utili a incanalare ansie e preoccupazioni del bambino?

Certamente chi racconta le storie ha il potere di “mimare” paure, ansie e preoccupazioni del bambino attraverso la modulazione della voce e l’espressione facciale. Una delle modalità che si usa di più è quella di fingersi realmente spaventati, ansiosi o preoccupati nelle parti di maggiore suspense, magari anche aggiungendo qualche parola “quotidiana” per il bambino o qualche riferimento ad avvenimenti reali che si è consapevoli possano turbarlo. Allo stesso modo, l’amplificazione del sollievo finale aiuta il bambino a rispecchiarsi nelle emozioni. Di nuovo torna a essere importante la fisicità: aumentare la stretta nell’abbraccio nei momenti topici per contenere l’angoscia favorisce il depositarsi in memoria della rassicurazione avuta, rassicurazione che torna utile nei futuri momenti reali di impasse.

About Isabella Lopardi

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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