cannabis terapeutica

Cannabis: l’uso giornaliero aumenta del 75% il rischio di sviluppare schizofrenia

La cannabis è estremamente diffusa: sembra infatti che in quest’ultimo anno circa il 30% dei nostri studenti delle scuole superiori sia venuto in contatto proprio con questa droga.

Un fatto che ha effetti devastanti nella crescita intellettiva dei nostri giovani: i dati dimostrano, infatti, che quanti la usano abitualmente perdono 10 punti di quoziente intellettivo.

Non è tutto: dalla gran parte degli studi emerge inoltre che nel 15-20% dei casi la cannabis induca psicosi, principalmente schizofrenia. E questo è un dato estremamente preoccupante.

A lanciare l’allarme è Stefano De Lillo, vicepresidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Roma (Omceo), in occasione del convegno dal titolo ‘Cannabis – Dall’uso terapeutico all’abuso ricreativo’.

Cannabis: tra uso terapeutico e abuso ricreativo

cannabis legale“Nel corso del convegno- ha spiegato Stefano De Lillo- si è voluta sottolineare l’importanza, quasi pandemica, della diffusione delle sostanze psicoattive in questo periodo. Soprattutto si è colta la necessità di dare una corretta informazione alla classe medica su un tema assolutamente non trattato nel corso di laurea e nelle specializzazioni e nemmeno successivamente nell’ambito della formazione continua post-laurea. Invece, nella pratica quotidiana, il medico di medicina generale, il pediatra, gli operatori di pronto soccorso e, soprattutto, gli psichiatri, vengono frequentemente in contatto con pazienti che, a loro volta, fanno uso di sostanze psicoattive, in particolare la cannabis”.

“Durante la conferenza- ha proseguito- è stata inoltre chiaramente spiegata la differenza tra l’uso terapeutico, ben delimitato e ristretto a poche e ben precise circostanze, mentre si è sottolineata la diffusione del cosiddetto ‘uso ricreativo‘, soprattutto nei giovani, che preoccupa molto la classe medica“.

Alla conferenza ha preso parte anche il Direttore Scientifico della Fondazione ‘San Camillo-Forlanini’ di Roma, Giovanni Minisola.

“Nel corso della mia relazione mi sono soffermato sulla cannabis, con particolare riferimento agli aspetti terapeutici nella pratica clinica, sottolineando che in realtà bisognerebbe parlare di sistema cannabinoide nel quale figurano essenzialmente tre componenti: gli endocannabinoidi naturali, che si chiamano rispettivamente anandamide e 2-AG, i fitocannabinoidi, cioè quelli che si estraggono dalle piante, fondamentalmente rappresentati dal THC e dal CBD, e, infine, i cannabinoidi sintetici“.

Il ruolo degli endocannabinoidi

Gli endocannabinoidi sono quelli che abbiamo già nel nostro organismo e che regolano molti aspetti della fisiologia umana. Giocano sicuramente un ruolo in molte condizioni e funzioni fisiologiche particolari, tra cui la memoria, il dolore, il sistema di riconoscimento, la regolazione della temperatura o il senso della fame.

“Si tratta di sostanze- ha poi affermato Minisola- che hanno dimostrato di avere anche un effetto anti -infiammatorio, immunomodulatorio, antiossidativo, cardioprotettivo e neuromodulatorio, effetti utili in condizioni collegate all’invecchiamento, come le malattie neurodegenerative, muscolo-scheletriche, oncologiche e cardiovascolari”.

Ma come agiscono?

“Attraverso l’interazione all’interno del nostro organismo– ha risposto il Direttore Scientifico della Fondazione ‘San Camillo-Forlanini’ di Roma- con due recettori, il CB-1 e il CB-2. Il primo è espresso essenzialmente nel sistema nervoso centrale, mentre il secondo nelle cellule immunocompetenti, sia in quelle che riguardano l’immunità innata, sia in quelle che sono coinvolte nell’immunità adattativa. A seconda degli elementi cellulari interessati, gli endocannabinoidi possono svolgere un ruolo di inibizione, promozione, induzione e modulazione dell’immunità”.

Cannabis e schizofrenia

effetti cannabis sul cervello“La cannabis– le parole di Ferdinando Nicoletti, professore ordinario di Farmacologia, Università Sapienza di Roma e direttore del dipartimento di Neurofarmacologia molecolare presso l’Irccs Neuromed Pozzilli- è piena di composti psicoattivi, i fitocannabinoidi e tra questi il THC è l’elemento pericoloso, perchè alterando i meccanismi che regolano l’attività sinaptica nel sistema nervoso centrale e le attività di network può aprire la porta proprio alla devastante patologia psichiatrica, ovvero la schizofrenia”.

Citando dati accertati, l’esperto ha ricordato gli studi di Nora Volkow e Carlos Blanco, due tra i personaggi più rappresentativi del National Institute on Drug Abuse, la NIDA.

“Nel mondo vi sono 200 milioni di consumatori di cannabis, se si fa un uso giornaliero di cannabis il rischio di sviluppare schizofrenia aumenta di più del 75%, se si fa un uso settimanale aumenta del 36-37%. Sono, dunque, stime allarmanti”.

La cannabis light

Nicoletti ha poi parlato della cannabis light.

“In tutta Italia vengono venduti prodotti della cannabis light, che contengono principalmente CBD ma possono arrivare a contenere anche quantità significative di THC, anche superiori allo 0,2%. Se, per esempio, un malato di una forma severa di epilessia o i suoi familiari, invece del farmaco prendono i prodotti a base di cannabis light, questo è particolarmente rischioso, perchè il CBD inibisce il metabolismo del THC e il THC può accumularsi nel sistema nervoso centrale. E questo, a maggior ragione, se i prodotti della cannabis light sono utilizzati da bambini, a volte anche in tenera età, in cui il progressivo accumulo di THC può alterare le traiettorie di sviluppo del sistema nervoso centrale“.


 

Foto di Kindel Media: https://www.pexels.com/it-it/foto/cucchiaio-di-legno-marrone-accanto-a-bottiglia-di-vetro-trasparente-con-polvere-marrone-7667735/

Foto di Pavel Danilyuk: https://www.pexels.com/it-it/foto/persone-donna-amici-rilassante-8551359/

 

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