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Omega 3: elisir di salute o veleno per il cuore?

Nuovi studi e dichiarazioni gettano luci e ombre sui tanto blasonati omega 3.

Da un lato c’è chi continua a osannare le loro proprietà benefiche, dall’altro chi preferisce mettere in guardia la popolazione su alcuni rischi legati al sistema cardiovascolare.

Essendo persone di spicco in ambito medico-sanitario a prendere la parola, rischiamo di ritrovarci come durante la pandemia di Covid-19: confusi e incapaci di scegliere a chi credere.

Terminato il paragone, e tornati al nostro tema, alla semplice domanda: “Fanno bene?”, forse, la risposta migliore che ricerca la verità nel giusto mezzo (alla maniera di Aristotele), potrebbe essere: “Dipende“.

Vediamo insieme di capire il perché.

Cosa sono gli omega 3 e quali funzioni svolgono nel nostro organismo?

Gli omega 3 sono grassi polinsaturi considerati essenziali.

Entrando nello specifico, il loro precursore (l’acido alfa-linolenico, ALA) non può essere sintetizzato dall’organismo, e per questo deve essere assunto per via alimentare.

Le principali fonti sono i pesci grassi, come le acciughe, le aringhe, lo sgombro, il salmone, le sardine, lo storione, la trota e il tonno, ricchi soprattutto degli omega 3 EPA (acido eicosapentaneoico) e DHA (acido docosaesaenoico).

Fonti vegetali come le noci, i semi di lino e il loro olio e l’olio di soia sono invece ricche di ALA.

Gli omega 3 vengono, per esempio, proposti per combattere i trigliceridi alti, l’artrite reumatoide, la depressione, l’Alzheimer e altre forme di demenza, la sindrome da deficit di attenzione-iperattività e l’asma.

L’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha respinto molti dei claim proposti a riguardo, ma ha approvato quelli secondo cui:

  • l’acido alfa-linolenico (ALA) contribuisce al mantenimento di livelli normali di colesterolo nel sangue;
  • gli omega 3 EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico) contribuiscono al normale funzionamento del cuore;
  • l’omega 3 DHA assunto dalla madre contribuisce al normale sviluppo dell’occhio del feto e dei bambini allattati al seno.

“Gli omega-3 hanno molteplici effetti e spesso erroneamente se ne restringe l’indicazione al solo livello del beneficio cardiovascolare. Infatti, aiutano a controllare le condizioni di infiammazione cronica ‘silente’ (low grade chronic systemic inflammation) oggi alla base delle principali patologie, come ampiamente studiato, per esempio, dal famoso Karolinsnka Institute, Università medica svedese della città di Solna, vera autorità per gli studi sugli omega-3″, spiega Damiano Galimberti, Medico chirurgo specializzato in Scienza dell’alimentazione e dietetica.

Allarme dell’EMA: gli omega 3 possono causare fibrillazione atriale

omega 3 fibrillazione atrialeNegli ultimi giorni, l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) ha pubblicato un resoconto di uno studio di meta-analisi (raccolta e analisi dei dati di studi primari) che suggerisce un possibile legame tra gli acidi grassi omega-3 e l’insorgenza della fibrillazione atriale.

La fibrillazione atriale è l’aritmia cardiaca sostenuta più comune a livello mondiale.

È associata a tassi elevati di morbilità (numero di casi conclamati, in riferimento al numero di persone prese in esame), mortalità, e a un onere significativo per la sanità pubblica.

Il risultato? Poca chiarezza sull’argomento e panico tra anziani e pazienti cardiopatici, tutti preoccupati di avere un infarto per aver mangiato un’acciuga di troppo.

“È importante notare che tale approccio (lo studio di meta-analisi) potrebbe comportare interpretazioni soggettive e, spesso, non è direttamente applicabile in contesti medici clinici”, sostiene Paolo Pelini, erbochimico e scienziato.

Non è chiaro come gli acidi grassi omega-3 aumentino il rischio di fibrillazione atriale. Questi acidi grassi stabilizzano la membrana cardiaca e proteggono dalle aritmie, comprese le aritmie ventricolari, attraverso sia azioni elettrofisiologiche dirette che effetti positivi sui processi biologici coinvolti nel rimodellamento atriale. Tuttavia, gli acidi grassi omega-3 hanno effetti diretti sull’attività delle correnti ioniche cardiache di calcio, sodio e potassio, che possono alterare la durata del potenziale d’azione ventricolare. Pertanto, possono favorire aritmie da rientro, nonostante siano antiaritmici in condizioni terapeutiche“, spiega Galimberti.

Un doppio effetto, quindi. Da un lato aiutano il sistema cardiovascolare a funzionare correttamente, dall’altro, in particolari condizioni, possono invece rappresentare un problema per il cuore.

Come assumere gli omega 3? 

L’autoprescrizione di notevoli quantità di omega 3 (anche attraverso integratori), viene definita da Galimberti come una “pessima idea“.

L’Efsa ha fissato, per quanto riguarda i valori dietetici di riferimento, un tetto di assunzione di 250 mg al giorno di omega 3 come quantità adeguata per il mantenimento della salute cardiovascolare generale negli adulti e nei bambini sani.

omega 3 a cosa serve“Esistono test specifici per la valutazione del rapporto omega-6/omega-3, che consentono di personalizzare le necessità di assunzione e la relativa posologia (tra l’altro ricordarsi che vanno sempre assunti durante un pasto altrimenti se ne perde circa il 30% come biodisponibilità). Altro discorso poi è il loro impiego in chiave di prevenzione piuttosto che se coesistono altre patologie, per le quali a maggior ragione conta l’evidenza della necessità clinica soggettiva (esame del sangue) e lo studio della corretta posologia, in quanto un dosaggio eccessivo e una eccessiva riduzione anche del rapporto omega6/omega3 non giova nei pazienti diabetici scompensati e nei cardiopatici conclamati. Il dosaggio deve essere sempre individuale e basato su precisi esami. La posologia poi cambia a seconda dello scopo clinico”, conclude Galimberti.

Per posologia si intende la determinazione delle dosi e delle modalità di somministrazione dei medicamenti.

Gli omega 6

Gli omega 6 citati dall’esperto, invece, sono acidi grassi essenziali e semi essenziali che giocano un ruolo promiscuo sul rischio cardiovascolare:

  • Ruolo positivo: migliorano alcuni parametri metabolici, soprattutto la lipemia e in particolare la colesterolemia, riducendo il rischio cardiovascolare.
  • Ruolo negativo: è possibile che alcuni di essi, se presenti in eccesso e per le ragioni che spiegheremo di seguito, aumentino il rischio cardiovascolare.

Quali sono le persone a rischio?

Il rapporto tra omega 6/omega 3 nella dieta occidentale è molto superiore a 10:1 mentre, per essere ideale, dovrebbe essere compreso tra 4:1 e 8:1.

Per riequilibrare tale rapporto è fondamentale aumentare il consumo di pesce, soprattutto di quello azzurro.

I problemi cardiovascolari si verificano, quindi, principalmente in due condizioni:

  • Eccessivo rapporto tra omega 6 e omega 3 ( poiché dovremmo assumere quantità maggiori di omega 3 rispetto a come siamo soliti fare).
  • Consumo eccessivo di omega 3 da parte di persone che presentano conclamati problemi cardiaci.

Pertanto, il consumo di omega 3 non deve essere demonizzato, ma è necessario che le persone facciano affidamento a un esperto in nutrizione per delineare il proprio profilo nutrizionale, specialmente se si soffre di problemi cardiaci o diabete.

 

 

Copertina Foto di Natallia Photo: https://www.pexels.com/it-it/foto/vitamine-omega-3-15897781/

Foto di Louis Bauer: https://www.pexels.com/it-it/foto/primo-piano-di-foglia-249348/

Foto di Puwadon Sang-ngern: https://www.pexels.com/it-it/foto/salutare-luce-rosso-donna-5340270/

About Umberto Urbano Ferrero

Umberto Urbano Ferrero, collaboratore - Torinese d’origine, cittadino del mondo per credo. Laureato in Lettere moderne, ama l’arte in tutte le sue forme e viaggia per conoscere il mondo, oltre che se stesso. Umberto è appassionato di sport e Urbano, al contrario di ciò che l’etimologia suggerisce, apprezza la vita a contatto con la natura. Ritiene la curiosità una delle principali qualità in una persona, caratteristica essenziale per guardare il mondo da più angolazioni.

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